Lo scandalo dei beni confiscati | Quei contatti fra Virga e Rappa - Live Sicilia

Lo scandalo dei beni confiscati | Quei contatti fra Virga e Rappa

La concessionaria Nuova Sport Car

Rampante, borghese e con le idee chiare: le intercettazioni tracciano la figura del giovane amministratore giudiziario scelto da Silvana Saguto, il magistrato finito sotto inchiesta. E svelano i suoi contatti costanti con il titolare dell'azienda sequestrata.

PALERMO – Al diavolo gli attacchi mediatici. “… domani facciamo i bonifici. Io morirò, ma morirò ricco”, diceva Walter Virga, forse con una dose di ironia, alla moglie. Rampante, borghese e con le idee chiare: le intercettazioni tracciano la figura del giovane amministratore giudiziario che da figlio di magistrato – il padre Tommaso, presidente di una sezione del Tribunale di Palermo, è pure lui indagato – era certo che cane non morde cane: “I magistrati si difendono tra di loro… io ti dico che pure se non fossero falsità, e lo sono, fino al terzo grado di giudizio 8.000 magistrati ne difendono uno”.

L’ex presidente delle Misure di prevenzione, Silvana Saguto, prima di finire nell’occhio del ciclone aveva affidato a Virga jr la gestione dei beni Rappa e Bagagli. Per ingraziarsi il padre, dicono i pm di Caltanissetta, e stoppare sul nascere un possibile procedimento disciplinare. Rappa e Bagagli: il giovane Virga sapeva bene quale fosse la differenza tra i due sequestri.

L’imprenditore Vincenzo Corrado Rappa, figlio della buona borghesia palermitana, di cui ormai lo stesso Virga faceva parte, andava coinvolto nella gestione della Nuova Sport Car. Si tratta della concessionaria che lo Stato ha sequestrato sul presupposto che sia stata aperta con i soldi di Vincenzo Rappa, il nonno di Corrado condannato per mafia. “Ragazzi, non ci dimentichiamo, chiamiamocelo lui… secondo me è la cosa migliore, danneggiarci non ci danneggia”, spiegava Virga ad un suo collaboratore. Perché “lui – aggiungeva – non è Filippo”. Filippo è Filippo Giardina, l’imprenditore titolare della catena di negozi di abbigliamento accessori che, secondo l’accusa, sarebbe in affari con i Milano, storici boss di Porta Nuova.

C’erano rapporti costanti fra Virga e Corrado Rappa, legale rappresentante della concessionaria di auto di lusso, che aveva tutto l’interesse ad essere presente nelle scelte aziendali nella speranza, un giorno, di tornare al proprio posto. E così, nonostante la legge preveda di azzerare le cariche societarie, Virga aveva ritenuto indispensabile informare Rappa e chiedergli consigli.

Il 20 giugno scorso Rappa ha saputo di alcuni furti in concessionaria. L’amministratore lo tranquillizza: sono spariti dei cerchi in lega. Niente di grave, è stata opera di “una banda di rumeni”. L’amministratore coglie l’occasione per fare “un resoconto sulle vendite di nuove autovetture e sull’andamento di quelle usate”. Virga vuole un’opinione di Rappa sui “layout” e chiede incontrarlo tra “lunedì e martedì”. Il 29 giugno i due si risentono. Prima parlano di un avvocato che chiede “una Evoque o una X3”, poi Rappa dice di avere saputo da un impiegato che stanno “vendendo 50 Mercedes al mese, mentre Bmw è sotto i 25 a Palermo”, un calo compensato con le vendite di Catania. Secondo Rappa, con quel numero di auto “non si riesce a coprire neppure le sospese” e consiglia Virga di verificare se possa essere colpa di un impiegato che “non è persona valida”.

Virga concorda con Rappa, tanto che ha avuto “un’idea pure su questo anche nell’ottica di un risparmio dei costi aziendali, m’era venuta a me un’idea della quale poi vorrei parlargliene in settimana”. Il 2 luglio arrivano numeri confortanti dalle vendite e Virga sente il dovere il dovere di comunicarlo al titolare: “Obiettivo pressocché raggiunto, ce l’abbiamo fatta”. Meno male, Rappa era “preoccupato”. Quindi il titolare della concessionaria sotto sequestro chiede all’amministratore se “è utile vederci, se non la disturbo”. Ma quale disturbo: “… è utile… io sto definendo con il Tribunale, ma non mi disturba affatto dottore, lo sa… io sto definendo questa vicenda… così ne parliamo… così vediamo che cosa si può fare e parliamo a quattrocchi… perché chiaramente è giusto che ognuno faccia quello che può per l’azienda”. Infine parlano di un dipendente, Virga gli chiede se per caso glielo avesse segnalato qualcuno. “Nessuna segnalazione di nessun tipo”, replica Rappa. Ancora Virga: “… ho fatto bene a chiederglielo allora? Perché siccome sono costi”. E Rappa risponde: “… ha fatto bene e la ringrazio, proceda… ma non ha senso, non ha alcun motivo di lavorare là”. Virga: “Benissimo, perfetto”. Rappa: “Grazie… alla fine devo dire abbiamo la stessa veduta sulle cose”. Virga conclude: “Sì, devo dire di sì, questo me lo chiedevo, l’avrei chiamata comunque prima di prendere una decisione”.

Altro che allontanamento dei vecchi titolari. Virga sapeva che senza di loro probabilmente non ce l’avrebbe fatta. Rovinarsi la reputazione sarebbe stato deleterio per sé e per i suoi collaboratori. Per i quali aveva grandi progetti. Ed era pure impaziente. Andò su tulle le furie ad esempio quando capì che un suo collaboratore non sarebbe stato nominato in un importante sequestro. Qualcun altro, ben sponsorizzato, gli aveva soffiato il posto. Si tratta di Giuseppe Rizzo che, secondo la finanza, era stato nominato su indicazione di Rosolino Nasca, un ufficiale della Dia. E Virga era più che mai esplicito: “… gli devo dire domani appena diciamo lo sponsor si arrischia a chiedermi una macchina in più… è giusto? Ci va a chiedere i posti in clinica all’amico suo, se ha bisogno… è chiaro che lui spinge… ci sta… per come vengono delinquenzialmente gestite queste cose, però, dico questo oggettivamente poteva essere il turno di Alessio (Alessio Cordova, ndr).


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI