"Loggia Ungheria", accuse false di Amara a Sebastiano Ardita -

“Loggia Ungheria”, accuse false di Amara a Sebastiano Ardita

La decisione del Gip di Perugia
IL PROVVEDIMENTO
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PERUGIA – Tutto falso. Il Gip di Perugia smonta le accuse dell’avvocato Piero Amara al magistrato catanese Sebastiano Ardita, che lo ha denunciato per calunnia. Non c’è alcuna traccia della partecipazione di Ardita alla “Loggia Ungheria”, una loggia inesistente. A questo si aggiunge che il Pm catanese era aggiunto nella Procura di Messina che indagava su Amara e, una volta trasferito a Catania, lo ha indagato nuovamente.

Le accuse false di Amara

È il 26 ottobre del 2020. L’avvocato Piero Amara sostiene, sotto interrogatorio, di avere “molta confidenza” con il magistrato Sebastiano Ardita. Parla di una cena di “presentazione” tra gli associati alla loggia Ungheria, alla quale il Pm avrebbe partecipato e di un soggiorno, “su indicazioni di Tinebra”, pagato ad Ardita in un resort del Siracusano, insieme al giudice Centonze.

Le verifiche giudiziarie

Le verifiche del Gip di Perugia hanno smentito, punto per punto, le dichiarazioni di Amara, che non sarebbe stato a conoscenza neanche di quale ruolo avesse il Pm etneo. “Sebastiano Ardita – si legge nel provvedimento di archiviazione – non era all’epoca sostituto procuratore di Catania, come indicato invece da Amara, in quando dal 29 settembre del 1999 risultava collocato fuori ruolo, prima in commissione Antimafia, poi presso il Dap, dove rimaneva fino al 2011”.

L’analisi dei verbali

Il giudice ha analizzato, insieme ai magistrati di Perugia, il verbale del 2002 prodotto da Amara su una presunta riunione dell’osservatorio sulla criminalità organizzata di Siracusa, in cui appare, tra i componenti del comitato scientifico, il nominativo di Ardita. Cinque anni dopo, in un’altra presunta riunione, sarebbe stato presente “Amara”, ma “non risultano verbali dai quali – sottolinea il Gip – è possibile anche solo desumere la simultanea presenza di Ardita e Amara alle riunioni di tale comitato”.

Il pernottamento

Amara parla di un pernottamento pagato ad Ardita nel resort, gestito dalla compagna dell’avvocato Calafiore, ma “non esistono le schede allogiati degli anni 2007 e 2008”. E soprattutto, ogni singolo spostamento di Ardita viene registrato nel registro delle scorte: non esiste alcun pernottamento nel resort siracusano, né in case che si trovino in quella zona.

“Non vi sono riscontri – sottolinea il Gip – specifici sui due episodi narrati da Amara”.

Di Matteo smentisce Amara

Il magistrato Nino Di Matteo chiede di essere sentito dal procuratore di Perugia dopo aver ricevuto in ufficio un verbale di Amara. Il foglio in word conteneva l’accusa, per il procuratore generale della Cassazione, di voler “insabbiare” l’inchiesta sulla ‘Loggia Ungheria’.

Di Matteo, leggendo il verbale, si rende conto dell’“inverosimiglianza” delle accuse mosse da Amara ad Ardita. È il marzo 2021, Di Matteo spiega di aver “compreso la calunniosità” delle dichiarazioni dell’avvocato aretuseo nei confronti del magistrato catanese. In particolare, Di Matteo è a conoscenza della verità sui rapporti tra l’ex procuratore generale di Catania, Giovanni Tinebra e il Pm Ardita: si erano rotti dal 2006, per la gestione del Dap.

Numerose le testimonianze indicate, che comprendono anche le relazioni di servizio firmate dagli agenti della scorta di Ardita. Adesso c’è in piedi il processo per calunnia, nato dalla denuncia di Ardita ad Amara.


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