Se gli contesti una scelta politica o gli rimproveri un’inadempienza, Raffaele Lombardo non ti risponde con un argomento ma con un ammiccamento: indossa la tunica bianca dell’arcangelo immacolato e lascia cadere dal cielo un’allusione in purissimo stile siciliano. A suo modo, ti avverte: stai attento perché io sono il puro che vuole ripulire la Sicilia di tutto il marcio che v’è dentro; se tu mi vieni addosso io dirò che lo fai perché hai interessi sporchi da difendere.
Primo esempio. Se Angelino Alfano, ministro Guardasigilli, sostiene che il quarto governo messo su dal Presidente della Regione è “una vergogna”, l’arcangelo di Grammichele non risponde con argomenti che dimostrino il contrario. Preferisce tagliare la polemica con un’insinuazione: rinfaccia al ministro legami con “sodali” non meglio precisati, alludendo così all’ipotesi che, se Alfano dovesse insistere nella contestazione politica, lui potrebbe anche fare qualche nome. Ministro avvisato, mezzo salvato.
Secondo esempio. Se Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria e leader della rivolta antiracket, gli rimprovera di avere portato la Sicilia allo sfascio, Lombardo non risponde con dati e cifre in grado di dimostrare il contrario. Preferisce rispondere con un’allusione. Lascia intendere che l’unico obiettivo di Lo Bello è quello di spingere la Regione ad accelerare le procedure per il rigassificatore di Priolo. Lancia, insomma, il sospetto che Lo Bello, essendo di Siracusa, abbia da quelle parti chissà quale interesse particolare. La maldicenza è un venticello appiccicoso che l’arcangelo di Grammichele maneggia con destrezza: dimentica infatti di dire che Lo Bello rappresenta gli interessi di tutti gli industriali e dunque anche di quegli imprenditori che da quasi sei anni aspettano l’autorizzazione definitiva per Priolo. E dimentica soprattutto di ricordare che per l’altro impianto, quello di Porto Empedocle, tanto caro a Gaetano Armao, suo ministro plenipotenziario, le cose andarono veloci, velocissime. Chi potrà mai credere a una allusione così rozza contro Lo Bello? Ovviamente nessuno. Ma Lombardo è convinto che basta un po’ di fanghiglia per coprire macerie e immondizie.
Terzo esempio. Quando Stefania Prestigiacomo, ministro per l’Ambiente, boccia la discarica ipotizzata dalla Regione a Dittaino, nella valle del pane, Lombardo evita ancora una volta di mettere in campo le proprie ragioni. Preferisce accostare il viso bello e pulito della Prestigiacomo a quello di altri due oppositori della discarica: Mirello Crisafulli, padre padrone dei neocomunisti ennesi, e Pino Firrarello padre e boss del Pdl catanese. Secondo il vangelo predicato in questi due anni dall’arcangelo di Grammichele, Crisafulli e Firrarello non sono altro che i due tabernacoli del malaffare siciliano. Di conseguenza – ecco l’insinuazione – se la Prestigiacomo insiste a schierarsi contro la discarica vorrà dire che è precipitata anche lei nel girone dei reprobi. Chi ci crederà? Ovviamente nessuno. Ma Lombardo è convinto che con la cultura del sospetto potrà sconfiggere ogni opposizione.
Forse non si rende conto che il linguaggio del dire e del non dire appartiene ormai a una Sicilia vecchia, opaca e indifendibile. Negli anni Ottanta lo aveva risuscitato Leoluca Orlando, sindaco di Palermo: “Chi non è con me, fa il gioco della mafia”, sosteneva quando c’era da “mascariare” un avversario. Lombardo, trent’anni dopo, tenta di imitarlo ma gli sfugge una differenza. Orlando poteva consentirsi di montare sul cavallo bianco dell’antimafia perché veniva dall’università di Heidelberg: era comunque un cavaliere senza macchia. L’arcangelo di Grammichele invece è un politico di rito antico che, come si legge nelle tremila pagine consegnate dai carabinieri del Ros ai magistrati catanesi, ha per troppi anni costeggiato le praterie mafiose. Chi potrà mai credere a un indagato per mafia che si traveste da cavaliere antimafia? Ovviamente nessuno. Ma lui, furbo e levantino, ci prova.