L'ultima grana di Lombardo| I manager lo denunciano - Live Sicilia

L’ultima grana di Lombardo| I manager lo denunciano

Regione. In 4, esclusi, ricorrono al Tar
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Lombardo li ha messi alla porta. Ma loro non ci stanno. Ed è battaglia. Battaglie di carte, ovviamente. Di legali. Con i tribunali a fare da teatro della querelle. Quattro ex manager della Regione siciliana, “fatti fuori” dopo l’incarico di nove dirigenti esterni voluto da Raffaele Lombardo, hanno presentato ricorso al Tar contro la Presidenza della Regione, la Giunta e la cosiddetta “Commissione di saggi” presieduta da Vincenzo Emanuele che ha “avallato” gli incarichi a questi nove superburocrati.
Maria Antonietta Bullara, Giuseppe Li Bassi, Michele Lonzi e Giuseppe Morale sono ricorsi al Tar per chiedere l’annullamento delle nomine dei dirigenti Nicola Vernuccio, Patrizia Monterosso, Salvatore Barbagallo, Rino Lo Nigro, Gian Maria Sparma, Rossana Interlandi, Maurizio Guizzardi, Mario Zappia e Romeo Palma.

Sono tanti e diversi i motivi che hanno condotto i quattro dirigenti “esclusi” a ricorrere agli avvocati Girolamo Rubino, Calogero Marino e Giuseppe Impiduglia per difendere la propria nomina e mettere in luce le “irregolarità” legate a quella dei nove supermanager. Il tema più controverso presente nel ricorso è la necessità di queste nomine. La legge, infatti, “fissa” alcuni criteri base. Per sintetizzare, il ricorso a dirigenti esterni deve passare innanzitutto attraverso la verifica dell’assoluta “necessità” di figure professionali di questo tipo. Figure professionali che, comunque, andrebbero prima cercate all’interno del personale della Regione. Ebbene, tra i duemila dirigenti della Regione siciliana, non ne sono stati trovati nove idonei a ricoprire quegli incarichi.
Incarichi che, comunque, sempre secondo le leggi regionali e nazionali, dovrebbero essere lo “sbocco” naturale di un processo di valutazione dei curricula. Una valutazione effettuata, in questo caso, da una cosiddetta “Commissione di saggi”. Talmente saggi da riuscire a “scegliere” i nove supermanager dopo appena 24 ore di attentissime valutazioni. Tra l’altro, i quattro ricorrenti manager “trombati” non hanno mai avuto la soddisfazione, da parte della Regione di ottenere i curricula dei dirigenti subentrati. Si sono dovuti accontentare, insomma, di un decreto della Presidenza della Regione che recita: “CONSIDERATO che il Presidente della Regione ravvisa l’opportunità di affidare ad un soggetto esterno all’Amministrazione regionale, di particolare qualificazione professionale, l’incarico di Dirigente generale del Dipartimento regionale…e, a tal uopo, propone il Dr… , in possesso di qualificati titoli e dei requisiti che dimostrano l’idoneità del medesimo a svolgere le funzioni dirigenziali connesse al suddetto incarico”. Il problema è che, tra i requisiti di idoneità dei nove dirigenti subentrati, in alcuni casi, vengono persino richiamati i loro precedenti “incarichi di sindaco e/o assessore comunale o regionale che evidenzia capacità gestionali e di amministrazione , caratteristiche , queste, che sono difficilmente rinvenibili in dirigenti interni all’amministrazione”. Dimenticando la netta distinzione tra figure “politiche” e figure “manageriali” all’interno di una Pubblica amministrazione.

Altro nodo spinoso, poi, è anche il numero di questi manager. La Regione Siciliana, infatti, negli anni ha elevato, via via, la percentuale di soggetti esterni  rispetto ai dipartimenti, dal 5 al 20, per finire all’attuale 30% (mentre una legge nazionale fissa il limite al 10% e la Corte costituzionale ha già definito illegittimo il ricorso al 30% di dirigenti esterni della Regione Piemonte). Ma non basta nemmeno questo. Al 30% corrisponderebbero infatti otto dirigenti (i dipartimenti sono 28). Lombardo ne ha nominati nove. Facendo ricorso all’avocazione e contraddicendo una norma che assegna all’Assessore al ramo questo tipo di azione (salvo casi di eccezionalità). Tutti nominati dal presidente, quindi. E tutti senza concorso. Che dovrebbe essere un’eccezione anche questa, secondo la Costituzione. Una regola, secondo la Presidenza della Regione siciliana.


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