La controffensiva di Raffaele Lombardo si materializza nel testo di una denuncia-querela per calunnia contro il pentito Maurizio Avola. A presentarla è stato il legale del governatore, l’avvocato Massimo Motisi. A riceverla, tre giorni fa, il procuratore della repubblica di Catania, Vincenzo D’Agata, lo stesso che indaga su Lombardo, sul fratello e su altre decine di persone citate in una lunghissima informativa dei carabinieri del Ros. Il presidente della Regione attacca il collaboratore di giustizi e , nel contempo, tira in ballo due testate giornalistiche: Il Fatto quotidiano e la Repubblica che per primi hanno pubblicato la notizia dell’indagine per concorso in associazione mafiosa. Notizia “inattesa e sorprendente” la definisce il leader del Mpa, che ribadisce di averla appresa dai media: “Non sono a conoscenza degli atti del fascicolo non avendo ricevuto una informazione di garanzia”.
Lombardo ricostruisce nella denuncia di avere saputo attraverso articoli di stampa che il procedimento a suo carico “nasce dalle dichiarazioni del pentito Maurizio Avola che ha raccontato ai pm che Lombardo partecipava negli anni Ottanta alle attività del boss catanese Nitto Santapaola”. Ed ancora che “sulla scorta delle dichiarazioni di Avola già tre anni fa, prima dell’elezione a presidente della Regione, i magistrati catanesi avevano iscritto Lombardo nel registro degli indagati per concorso esterno”. Il governatore smentisce la ricostruzione di Avola che lo indica come il medico del boss e racconta di quella volta in cui, a bordo di una lancia Delta, Lombardo andò a trovare Santapaola a Belpasso in casa di un falegname di nome Zappalà. Il presidente bolla queste dichiarazioni come “palesemente false e strumentali”. Le considera passaggi di un piano per “mascariare – parole testuali – l’immagine di una persona per bene e arrivare all’obiettivo, centrato, della doverosa ma ingiusta apertura di un procedimento penale nei suoi confronti”. A far storcere il naso al governatore è soprattutto la tempistica delle dichiarazioni di Avola. “Dice di avere riconosciuto Lombardo in tv solo nel 2007 e di avere associato il suo volto a quello del medico che incontrava Santapaola”, si legge nell’esposto dove il governatore parla di sé in terza persona come si fa negli atti giudiziari. Infine, l’ultimo affondo. “Ricordo riesumato, propalazioni fantasiose precofenzionate e studiate”, sono le parole che chiudono le quattro pagine protocollate il 5 ottobre alla procura della Repubblica.