E dunque l’emendamento del Pdl non è passato. Uno a zero per Raffaele e per Antonello (Cracolici). Il Piano casa discusso ieri all’Ars (ma oggi si torna in aula) conferma la tenuta dell’alleanza (possiamo chiamarla così) Lombardo-Pd. Ieri, il presidente era in aula e ha detto parole che lasciano il segno e indicano la rotta: “Pure questo voto assume un significato e una coloritura di carattere prettamente politico. Ho sentito senza sorprese prese di posizioni e valutazioni. Sta succedendo quello che è successo ieri e che succederà anche domani – ha detto Lombardo -: c’è una legge sulla quale abbiamo trovato tante intese e, al di là delle dichiarazioni, si mettono in atto tentativi per bloccarla e per bloccare l’azione del governo”. Inoltre: “Seguiamo quasi un copione, alla conclusione del quale quello che conta à che si sia coerenti e che non si receda rispetto alla volontà di portare avanti, con chi ci crede, questo processo che dovrà servire ai siciliani. Questa legge deve servire a rimettere in movimento all’economia, a rilanciare l’edilizia a ridare fiato a tanti costruttori, ma nel rispetto delle regole e dei principi”. Ermeneutica alla mano. Due i passaggi fondamentali dell’analisi di Lombardo. L’accenno al significato “politico” del voto, accreditando sotto traccia l’asse col Pd di qualcosa di più, rispetto alla solita morale della favola dell’alleanza per le riforme. E la soddisfazione, per avere sventato il blocco dell’azione di governo. Il presidente si sente più sicuro e conta di stringere di più col Pd. A quel punto – al di là della dichiarazioni di principio – cosa farà Miccichè, di recente in ombra a contemplare la marcia del governatore? E cosa faranno i pidini ribelli, se non saranno ridotti a sparuta schiera da riserva indiana?
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo