SANTA CROCE CAMERINA (RAGUSA) – Alle otto del mattino Santa Croce Camerina è ancora assonnacchiata. Un altro risveglio da cittadina ferita dopo l’omicidio del piccolo Andrea Loris. Il movimento delle auto inizia mezz’ora più tardi. Sono soprattutto genitori che accompagnano i figli a scuola. La piazza resta semivuota. Ma i fatti delle ultime giornate restano l’argomento del giorno. I giornalisti ormai qui sono di casa. Nei tavolini del bar sparsi nella piazza principale del paese, antistante la chiesa San Giovanni Batttista, sono sparsi i quotidiani. I titolari dei bar ne hanno comprato qualche copia in più.
Orazio Fidone, il cacciatore, con questo nome ormai riconosciuto, esce di casa quando sono da poco passate le nove. Con passo quieto si avvia ad una Hyundai rossa. La macchina che usava abitualmente non è ancora stata dissequestrata. Impossibile non riconoscerlo con indosso il classico cappello. Gentile nei modi si concede tra mille riserve ai pochi giornalisti che lo attorniano chiedendo le telecamere spente. “Rifarei dieci, cento, mille volte quello che ho fatto”, dice. “Non mi hanno tenuto molto in questura. Se sono uscito tardi da li è perché ho atteso tanto. Sono tutte le sere a casa. Mi voglio liberare, quando sarà il momento faremo una chiacchierata. Mi auguro che la procura creda alla mia buona fede rispetto alla detenzione delle cartucce. Facciamo che questa cosa finisca in modo naturale, lasciamo lavorare gli inquirenti così avranno anche il tempo di capire la mia posizione in merito alle munizioni”.
“Un caffè lo offro con piacere ai giornalisti, purché lasciate in pace il paese: se volete parlate con me che oramai mi trovo in questa situazione – ha affermato in seguito Fidone, davanti ad altri giornalisti -. Se è questo il prezzo che devo pagare per dare pace al paese sono pronto a subire tutto. Sono contento della solidarietà che ho ricevuto dalla mia comunità – ha sottolineato – ma lasciate in pace i bambini delle scuole: sono molto scossi. Ho due nipoti che per due giorni non solo non mi hanno parlato, ma non mi hanno neppure guardato”.