(di Alfredo Pecoraro – Ansa) PALERMO – Dai portaborse alle ‘badanti’ dentro il Parlamento più antico d’Europa. In Sicilia, irredimibile terra del gattopardo, l’ultima trovata degli inquilini di Palazzo dei Normanni è il collaboratore col contratto da colf. Una ‘figura’ inedita, tirata fuori dal cilindro da alcuni deputati regionali, con l’avallo di qualche eccentrico commercialista, per approfittare di una ‘finestra’ concessa dalla legge sulla spending review, approvata dall’Assemblea siciliana appena due settimane fa.
Non si sa ancora quanti siano i collaboratori inquadrati in questo modo ma è già polemica; anche altri deputati, come i Cinquestelle, hanno provveduto ad assumere in extremis ma con contratti cocopro. Col governatore Rosario Crocetta che parla di “cattivo gusto”, mentre il presidente dell’Assemblea, Giovanni Ardizzone, commenta con un laconico “sarebbe assurdo e ridicolo”. A innescare la corsa dei deputati all’assunzione dell’ultim’ora è stata la norma che ha ridotto i budget per i collaboratori amministrativi, ma ha previsto un regime transitorio, fino al 2017, per i contratti vigenti al 31 dicembre 2013.
Così per evitare di perdere 3.180 euro di contributo da parte dell’Assemblea e pagare di tasca propria, alcuni deputati hanno assunto, nel giro di pochi giorni, i collaboratori, garantendosi in questo modo il benefit per altri tre anni. E tra questi c’è chi ha pensato di inquadrare il proprio portaborse come colf. E’ il caso della deputata dell’Udc e avvocato Alice Anselmo, unica a uscire allo scoperto, ma che respinge quella che definisce “caccia alle streghe”. “La legge prevede che il personale di segreteria di un deputato possa essere retribuito a fronte di un regolare contratto – chiarisce Anselmo -. Nessuno di noi, singoli parlamentari, può procedere ad alcuna assunzione, se non nei termini di legge che sono, appunto, quelli che in queste ore qualcuno si diverte a far apparire anomali: un contratto di servizi alla persona, che comprende varie categorie e varie mansioni”. E fornisce copia dei contratti fatti ai due portaborse, a partire dal 30 dicembre: un addetto alla segreteria a 780 euro lordi al mese e un assistente personale amministrativo a 1.660 euro lorde al mese. Entrambi con contratti a tempo indeterminato e per 40 ore settimanali guadagnando 4,8 euro lorde all’ora, pari a 33,6 euro per una giornata di lavoro di sette ore, compreso il sabato (ma a 24 euro lorde per 5 ore), ha reso noto Anselmo.
Nella lettera d’assunzione si legge contratto di “prestatori lavoro domestico’. Per i due portaborse, il deputato, come gli altri colleghi parlamentari con collaboratori assunti, riceverà il corrispettivo contributo dall’Assemblea a copertura della spesa. Contratti simili sarebbero stati stipulati da altri deputati per uno o più portaborse. Ma per la Fisascat-Cisl si tratterebbe di contratti illegittimi. “Se uno di questi collaboratori assunti come colf venisse da noi apriremmo subito una pratica per l’ispettorato del Lavoro: il contratto non prevede alcuna figura amministrativa; anche l’Inps avrebbe qualcosa da ridire sul versante dei contributi”, fa sapere il sindacato. In base alla legge, il deputato può ottenere il rimborso, fino a 3.180 euro, alla presentazione della rendicontazione, mentre in passato l’Ars erogava il benefit a prescindere dalla firma di un contratto.
“Escludo che si possano stipulare contratti per colf all’Ars: anche perché, oltre che eccessivo, sarebbe ridicolo”, dice il presidente Ardizzone che ha chiesto spiegazioni al deputato Anselmo, che fa parte del suo gruppo parlamentare. “Mi ha assicurato che si tratta di contratti per assistente personale amministrativo e addetto di segreteria. Pertanto – aggiunge – l’ho invitata a dare, immediatamente, pubblica contezza dei contratti, evitando sterili e inutili polemiche su argomenti inesistenti”.