L'ultimo domicilio umano e intellettuale di Massimo Troisi: la Sicilia

L’ultimo domicilio umano e intellettuale di Massimo Troisi: la Sicilia

A trent'anni dall'addio
LO STRETTO IMMAGINARIO
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Pollara. Isole Eolie. 4 Giugno 2024. “Io sto ancora qua | sto ancora qua | tanto è una cosa da nulla | che nel frattempo va”. Poche discussioni. Massimo Troisi ha avuto come ultimo domicilio umano, intellettuale e artistico la Sicilia. Le Isole Eolie. Salina. La spiaggia di Pollara. Le ultime cose viste e il residuo di tempo a disposizione sono in questi luoghi. Sono i colori della pietra lavica e la leggerezza della pietra pomice. Un lungo tramonto sul Tirreno, tanto addio e immenso mare.

Lui sta ancora qua ed io scrivo come se fossi lì. Trenta anni molto brevi da quel quattro Giugno 1994 quando morì. Massimo Troisi era pigro negli affari del corpo ma era un fulmine arguto nel cogliere il punto debole e misero di ogni aspetto della vita personale e collettiva. 

Uno. Provate a chiedere all’Intelligenza Artificiale di dare forma al Minollo (con immagini o parole)  e lei non saprebbe da dove cominciare. L’Intelligenza Inventiva non è pane per i denti degli algoritmi e come Noè un algoritmo il Minollo non lo troverebbe nella lista degli animali esistenti. Troppo idioti gli algoritmi.

Due. “C’è chi sostiene che per raccontare belle storie basta guardarsi attorno. Io non ci credo. Se fosse così i Vigili Urbani sarebbero tutti Ingmar Bergman”.

Per non confutare o discutere quest’affermazione, scrittori, registi e creativi italiani hanno scelto di farsi assumere da un iper Corpo di Polizia Municipale Globale, raccontando ciò che vedono anche quando non lo vedono. Sorrentino, ad esempio, in Partenope ha visto una donna. 

Tre. “Diamo sempre colpa  alla fame per tutti i delitti e le vigliaccherie. Sarebbe vero se chi non ha fame si comportasse bene, ma non mi sembra che sia così”

Tradotto in termini elementari e sapendo cosa è successo in questi tre decenni senza di lui, si può dire che per un persona la fame è una brutta bestia ma la sazietà è spesso criminale: è come un branco di bestie nel corpo di una sola persona senza più desideri e voglie di inedito.

Quattro. “A Napoli la disoccupazione è un problema e i politici lo vogliono risolvere con gli investimenti. Poi hanno visto che che una camionetta dei Carabinieri possono investire pochi disoccupati .E loro sono invece tanti. Se vogliamo una seria politica di investimenti servono camion più grandi”

Da un anno a questa parte  pare che la repressione nelle Piazze del dissenso sia apparsa dal nulla in Italia. Il Fascismo è alle porte?

Se lo è bussa alle porte del bagno, perché nel tinello, in salotto e in cucina, se vogliamo definire Fascismo la maniera con cui lo Stato amministra le Piazze, ha già fatto vedere in passato che cosa sia e come si manifesta, secondo gradi e durezze senza paragoni con oggi

Cinque. “La ricchezza dei poveri sono i figli mentre quella dei ricchi sono i loro genitori”

Nelle Istituzioni e nei principali luoghi di potere economico e culturale esiste il principio della famiglia, naturale o meno conta pochissimo. Il merito è un sinonimo di albero genealogico e le capacità sono una vocazione. Si potrebbe fare un elenco copioso di dinastie.

Sei. “Il successo è un amplificatore. Se uno prima era imbecille diventa imbecillissimo. Se era umano diventa umanissimo”

Il gradimento, soprattutto quando  è alto, qualsiasi forma assuma, non è in sé un metro di misura di qualità e talento.

Mussolini, verso la sua fine, confidò ad un giornalista: “nei dialoghi che tante volte ho avuto con le moltitudini, avevo la convinzione che le grida che seguivano le mie domande fossero un segno di coscienza, di comprensione, di evoluzione, di assenso, di gradimento , invece era isterismo collettivo”. Povero Duce, come Saviano, Fazio, Scurati e tanti altri  aveva confuso la forza della propaganda con il proprio talento. Non dovrebbe capitare, ma capita

Sette. “Quando penso a Pasolini, a come agiva rispetto alla società, alle cose, mi stimo molto poco”

A ripensare a queste parole di Troisi sembra quasi che non fu il destino ma lo stesso Pasolini a suggerire agli Dei di richiamarlo ad altri incarichi mentre era ad Ostia Lido, come fu per lui. Un modo per affermare che Troisi era più che degno di pensare a Pasolini considerandosi in qualche modo un suo pari. Troisi aveva torto. Chi meglio di Pasolini poteva valutare la grandezza partenopea di Troisi, che dal basso della sua pigrizia colse e disegno’ le glorie e le miserie che ci rappresentano come persone e come popolo?

La Partenoperia, se così vogliamo definirla, esiste, ed è quella caratteristica culturale, identitaria, in cui il cuore ragiona e la mente si emoziona. Perché la fantasia ha proprio questa caratteristica, che in qualche modo Giovan Battista Vico annuncia e fissa per sempre. ” La fantasia altro non è che una memoria dilatata nel tempo ed una ricomposizione di fatti passati, presenti e futuri a forma di sogno”.

È stato bello vivere dentro un tempo in cui ha vissuto Massimo Troisi, morto di vita naturale e ricco dei valori che hanno le persone che non si sono risparmiate. Punto.


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