Ma Miccichè va via sul serio? | Il Sud, l'ultima provocazione - Live Sicilia

Ma Miccichè va via sul serio? | Il Sud, l’ultima provocazione

Un mese di scontri durissimi per il presidente dell'Ars. E l'annuncio della separazione. Fa sul serio?

Gianfranco, dove vai? C’è appena il tempo di azzardare la domanda che subito evapora in una risposta frizzante. Gianfranco Micciché lancia la sfida di un nuovo (l’ennesimo) partito per il Sud. Che sia una realtà in divenire, una provocazione per contare di più, uno stratagemma per non restare isolati, o una bomba mediatica tramite intervista per vedere l’effetto che fa, nessuno, al momento può dirlo con certezza. Ma il traguardo appare coerente, anche solo in forma di suggestione e tentazione, con le urticanti polemiche lanciate dal presidente dell’Ars contro il leader leghista, Matteo Salvini, e con le freschissime ‘singolar tenzoni’ che hanno caratterizzato il centrodestra.

Non si può, infatti, negare che l’ultimo mese sia stato pesante, roba da consultare l’oroscopo alla voce ‘scazzi’. Il duello con Silvio Berlusconi prima e la rottura con Nello Musumeci poi: battaglie faticose che hanno lasciato il segno.

Lo strappo con Berlusconi, quasi un presagio, si è consumato intorno alla celebre giornata comiziante del centrodestra di rito salviniano. Mentre l’uomo di Arcore annunciava che sarebbe andato, andava e tuonava dal palco, Gianfranco ha compiuto una scelta di distacco dal re, con una forma perentoria che, in altri tempi, sarebbe apparsa inaudita – “No, questa volta Berlusconi non mi avrà accanto a sé. Non andrò e non sono d’accordo”- nel tentativo di imporre a Forza Italia una linea non sdraiata sul sovranismo.

La successiva ‘paciata’, in una intervista con LiveSicilia.it – “La nostra linea politica a livello nazionale non è mai cambiata: noi non siamo e non saremo mai fuori dal centrodestra. Ma ci aspettiamo adesso che cambi qualcosa (…). Alcune posizioni del partito, però, non piacciono a tanti elettori siciliani e questo andava comunicato, bisognava che qualcuno lo facesse notare” – ha avuto le sembianze più di un sorriso belligerante che di un pellegrinaggio a Canossa. E la cronaca conferma quell’impressione.

Ed ecco l’esito di tanta tribolazione, con l’ex pubblicitario riccioluto che si dice in procinto di abbandonare ‘la casa del padre’ (se…), mentre si allontana da un Matteo per non offrirsi a un altro. La masculiata non deve stupire. Miccichè è sempre stato un animale politico solitario, capace di costruire aggregati in cui primeggiare, un amante dell’effetto speciale. Dunque, non appare peregrino il progetto di una corsa all’oro del centrismo, con un nuovo simbolo di rito sicilianista. I moderati saranno la selvaggina ambita dei prossimi anni e bisognerà farsi trovare pronti.

Ma se con Silvio ci sono stati dei buffetti, dei dispettucci, con Musumeci (per ora soltanto metaforicamente) sono volati i cazzotti, come provano le cronache parlamentari recentemente registrate. Il botta e risposta finale si è incardinato su una robusta reprimenda miccicheiana: “Non lavorerò solo per l’abolizione dei vitalizi esistenti, ma anche per quelli che varranno in futuro anche se non son propriamente dei vitalizi (…). Dato che il presidente Musumeci ha detto che il taglio del 50 per cento è troppo poco allora io propongo la totale abolizione. Così vediamo chi vince in demagogia”.

Agli osservatori neutrali del conflitto, le schermaglie sono apparse la logica conseguenza di una duplice divaricazione che riserverà altri scambi in futuro e che sarà interessante valutare alla luce degli sviluppi annunciati. I due non si amano, essendo caratterialmente diversissimi e con destini politicamente irriducibili. L’omaggio del presidente della Regione al palco salviniano è stato un ulteriore elemento di chiarezza della incompatibilità di personaggi lontanissimi.

Allora, dove va Gianfranco? Pare che si sia incamminato sulla via scomoda della solitudine con truppe e amici sufficienti per restare in sella (no, i cavalli di Ambelia non c’entrano), reggendo un altro vessillo meridionalista: uno scarto sempre revocabile, si intende, davanti a un caffè. Forse arriverà fino in fondo, forse è soltanto un modo per alzare la posta, con il miraggio di non restare schiacciati dalle truppe chiodate e incalzanti del sovranismo. Perfino la semplice sopravvivenza, in tempi tanto grami, può essere un genere di lusso.

Aggiornamento

‘”Era solo una provocazione, lo ribadisco. Resto in Forza Italia, che è il mio partito”. Così in un’intervista all’Adnkronos Gianfranco Miccichè a proposito dell’annuncio dato con l’intervista di ieri al quotidiano Il Mattino’.
Ps. Evidentemente il dubbio era più che lecito…


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