Maestra Bonafede in silenzio: Messina Denaro, le frasi del 2016

Maestra Bonafede in silenzio: Messina Denaro e le frasi del 2016

Interrogatorio di garanzia. Cosa diceva il cugino del latitante

PALERMO – “Se si potrebbe fidare in tutta la provincia di Trapani di qualche persona, l’unico persona che si fiderebbe… è Leonardo Bonafede”. Così diceva nel 2016 Lorenzo Cimarosa, cugino di Matteo Messina Denaro. Il solo, o quasi, ad aprire uno squarcio sulla realtà mafiosa trapanese.

A leggerle oggi, queste frasi, fanno un certo effetto visto che si è scoperto che proprio i componenti della famiglia Bonafede avrebbero garantito protezione e sostegno al capomafia di Castelvetrano. L’ultima ad essere arrestata è stata la maestra Laura Bonafede che con Messina Denaro ha intrattenuto una lunga relazione.

La donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto.

Figlia e moglie di un boss

Figlia del boss di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede e moglie dell’ergastolano Salvatore Gentile, Laura Bonafede si trova in carcere da giovedì per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravati dall’avere agevolato Cosa Nostra.

Avrebbe coabitato per diverso tempo con il latitante. Per prudenza, a partire dal 2017, non avrebbero condiviso più lo stesso tetto pur continuando a frequentarsi.

Diverse le lettere, anche d’amore, trovate dai carabinieri del Ros nel covo del capomafia che testimoniano il forte legame tra il boss e la maestra. L’inchiesta ha svelato anche il rapporto tra Messina Denaro e la figlia della donna Martina Gentile che il padrino riteneva una seconda figlia e che ha cresciuto insegnandole i suoi “valori.” Per Gentile la Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari, ma il gip ha respinto l’istanza.

Intercettata per anni

Laura Bonafede è stata per anni indagata e intercettata. Ecco perché nell’ordinanza che ha portato in carcere Laura Bonafede il gip ha sottolineato “che le investigazioni conseguite a tale arresto destano (sempre più) sconcerto perché mettono in luce l’incredibile ed inspiegabile insuccesso di anni e anni di ricerche in quella ristretta cerchia territoriale compresa tra Castelvetrano e Campobello, costantemente setacciata e controllata con i più sofisticati sistemi di intercettazione”.


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