"Da picchiatore a capo della Noce"| La scalata al potere di Renzo Lo Nigro - Live Sicilia

“Da picchiatore a capo della Noce”| La scalata al potere di Renzo Lo Nigro

Operazione Atropos 2, gli arrestati

Mafia, sei arresti a Palermo. C'è pure un latitante. In manette Renzo Lo Nigro, gli uomini del racket e i picciotti della droga. Il clan ai tempi della crisi. Le donne dei carcerati protestano: "Non è giusto che abbandoni pure a mio marito che per te si è levato la vita". Le intercettazioni che hanno fatto scattare l'operazione della squadra mobile.

PALERMO. Cosa nostra spa non può lasciare vuoti di potere. Arrestato un capo, un altro è subito pronto a prenderne il posto.

Sarebbe il caso di Renzo Lo Nigro, 41 anni, indicato come il nuovo capo del clan della Noce. Assieme a lui sono stati arrestati Girolamo Albanese e Mario Di Cristina. Il primo gli avrebbe fatto da autista. Il secondo, invece, sarebbe l’uomo che Lo Nigro spediva in missione dai negozianti per imporre il pizzo. In manette, ma solo con l’accusa di traffico di droga, anche Vincenzo Cosenza, Alessandro Longo, Giorgio Stassi.

Pochi soldi, le donne protestano
E’ dalla gestione diretta del mercato della droga che la mafia recupera i soldi per affrontare la crisi economica. Di soldi in circolazione ce ne sono sempre meno. E rischia di saltare l’assistenza economica delle famiglie dei carcerati. Qualche donna ha iniziato a protestare. Con i mariti in cella non riescono più a tirare avanti. Le cimici piazzate dagli agenti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile hanno raccolto lo sfogo della moglie di un detenuto: “Antonè… quando finisce u figghiozzo finisce il parrino… uno quando è arrestato poi una… va… Io non sono una di quelle vastase che domanda… io ora mi sistemo…. mi faccio la carriatina e lo sanno dove sto… e basta Antone’… Sono dieci giorni che lo chiamo per trasportare…. mi sento pure umiliata… ho pianto… Che dici … mi deve campare a me… deve campare a mio marito…. deve campare i miei figli….. a che deve campare prima… minchia… novembre, dicembre e gennaio e poi non si è visto più nessuno? Perché si discute così di chi parli parli?…. Non si discute così, uno che discute… ma magari solo a mio marito, a me non mi interessa… io non ne voglio aiuto… però non è giusto che abbandoni pure a mio marito che… che per te si è levato la vita..”.

Renzo Lo Nigro, da picchiatore a capo
Il clan della Noce sembrava essere stato azzerato nell’ottobre scorso con l’operazione Atropos della Squadra mobile. Sembrava, appunto, perché Lo Nigro avrebbe preso le redini del clan muovendosi fra pizzo ai commercianti del centro città e traffico di cocaina. Era naturale che fosse lui a cucirsi addosso i gradi di capo. Secondo gli investigatori, infatti, era l’unico rimasto in libertà ad avere un peso nel quartiere. Da picchiatore a disposizione di Chiovaro ne sarebbe diventato il successore. Di lui parlavano il 30 dicembre 2011, all’interno di una Mercedes, Giovanni Matina e Alessandro Guddo, coinvolti nel blitz di ottobre. Si era appena conclusa una riunione alla presenza di Fabio Chiovaro. Matina: ”Ora… ci sono andati a posare a casa… deve abbuscare questo Gaetano… ci deve alzare le mani Renzo”.

Poi, dopo l’arresto di Vincenzo Tumminia, il grande salto. Lo Nigro sarebbe stato chiamato da Fabio Chiovaro a reggere le sorti della famiglia di Altarello di Baida. Il 12 ottobre 2012, pochi giorni prima dell’operazione Atropos, la polizia aveva intercettato Antonino Bonura e Salvatore Seidita. “Ed hanno messo a lui… che aspettavano a lui”, diceva Bonura. “L’ho sentito dire… ma chi è questo Renzo?”, si chiedeva l’anziano Seidita. “Renzo è il compare di quello, pure di Fabio”, spiegava Bonura. E Seidita sbottava. Non c’erano più i mafiosi di una volta: “Lui che ha messo in mezzo tutto questo fango qua… e nessuno… tutti combinati sono! Poi… io quello che non riesco a capire… non è di mia competenza capirle certe cose… a tutti questi chi li combina? Io questo vorrei capire. Questo Renzo… questo Sandro… li può fare dentro casa sua… non è, che li può fare a casa di un altro. Giusto è o no? Aspetta… mi dai atto di questo discorso?n Che schifo”.

Il pizzo a tappetto
Il 15 aprile 2011 le cimici della polizia hanno ascoltato gli uomini del pizzo in azione. Renzo Lo Nigro si era dato appuntamento in via Ruggerone da Palermo con Giuseppe Sammaritano e Santino Chiovaro (già arrestati ad ottobre). Si muovevano a bordo di una Fiat Punto. E Lo Nigro dava le indicazioni: “Ma questo si deve fare, vedi, pure giusto? E quanto… non si sa?”. Le estorsioni sono fondamentali. Santino Chiovaro: “Non si devono portare i soldi ai cristiani?! Ohu! Si ci devono portare i soldi?!”. I cristiani sono i detenuti. E allora ce n’era uno in particolare, Fabio Chiovaro. Giuseppe Sammaritano: “I soldi a Fabio non glieli devo mandare? Ma almeno un venticinque mila euro…? Un pezzo di venticinquemila…?”.

E così il 19 settembre 2012 Renzo Lo Nigro inviava Mario Di Cristina alla concessionaria di macchine Pier Cars di viale Regione Siciliana: “Ci vai e gli dici: Quello… è venuto Giovanni e gli hai detto che soldi non ne hai ? Gli dici: Piero viene domani Renzo… domani viene Renzo e si viene a prendere una macchina, gli dici…, domani… domani mattina, ci dici, gli devi far trovare i soldi”.

Il passaggio del testimone
Il 4 dicembre 2012 nel corso di una conversazione in macchina le cimici hanno registrato l’investitura di Lo Nigro da parte di Fabio Chiovaro che dettava le regole da seguire qualora fosse stato arrestato. Per uno del suo rango non poteva bastavano gli spiccioli. “Ti raccomando, prendi e mi tratti a cinquecento euro pure a me e io ti sputo in faccia per via di lettere”, diceva ridendo. “Ma noialtri speriamo di non mandartene che non dobbiamo mandarli a nessuno… – rispondeva Lo Nigro – dobbiamo stare belli quieti…”.


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