LEONFORTE – Gli agenti della squadra mobile di Enna e del commissariato di Leonforte hanno arrestato 3 persone, tra cui Giovanni Scaminaci, presunto referente di Cosa Nostra ad Agira. È lui il personaggio di punta arrestato nell’operazione della polizia, diretta dalla Dda di Caltanissetta. Gli altri due arrestati sono un agirino e un residente in Toscana.
Nell’operazione Cerere, gli investigatori hanno eseguito un’ordinanza emessa dal Gip di Caltanissetta, su richiesta della Dda. Le accuse, contestate a vario titolo agli arrestati, sono estorsione, violenza privata, lesioni personali, aggravati dal metodo mafioso.
Le informazioni di garanzia
La polizia sta anche notificando delle informazioni di garanzia ad altri indagati. L’inchiesta riguarda il tentativo di riprendere il controllo del territorio di Agira. Scaminaci, che è difeso dall’avvocato Sinuhe Curcuraci, è già stato coinvolto e condannato per mafia nell’inchiesta Green Line, che risale al 2009.
Ora avrebbe provato a riproporsi come referente di Cosa Nostra ad Agira, avvalendosi di un riconosciuto prestigio mafioso, appoggiandosi alla locale manovalanza e cercando di coltivare i rapporti associativi con personaggi della stessa o di altre organizzazioni attivi nei territori vicini.
I reati della mafia rurale
Si sarebbe messo in moto per mediare controversie e per recuperare il provento di alcuni furti, su richiesta delle vittime. Numerosi i reati – tipici della cosiddetta mafia “rurale” – per cui il giudice ha riconosciuto i cosiddetti “gravi indizi”.
Scaminaci è accusato anche di presunte estorsioni. Una ai danni di una ditta che stava eseguendo piccoli lavori ad Agira. Sarebbe stata imposta la cessione di materiali e l’esecuzione di lavori privati. A un imprenditore agricolo sarebbe stato imposto di ritirare una querela, rinunciando al risarcimento dei danni, presentata per un furto subito e per cui erano state rinviate a giudizio 3 persone.
Le rotoballe bruciate
Un’altra estorsione, contestata ad altri, vedrebbe come vittima un altro imprenditore agricolo e l’imposizione di dare in affitto un terreno per il pascolo, a una persona ritenuta vicina a presunti criminali dei territori limitrofi. Questo avrebbe evitato conflitti tra appartenenti a differenti organizzazioni delle città vicine.
Un indagato avrebbe organizzato un incendio di 70 rotoballe di fieno ai danni di un imprenditore agricolo. La vittima era ritenuta, erroneamente, responsabile dell’incendio di un’autovettura in uso ad una persona di sua fiducia.

Il brutale pestaggio
Un altro arrestato è indagato pure per violenza privata e lesioni. Sarebbe infatti l’autore di un brutale pestaggio ai danni di due allevatori, al fine di imporre, sui terreni delle vittime, il pascolo dei propri animali.
Anche per questa ipotesi di reato sono stati riconosciuti dal gip gli elementi indiziari nell’ordinanza, con l’aggravante del metodo mafioso derivante dal legame con Scaminaci. Infine, a carico del terzo arrestato, c’è un’ipotesi di estorsione consumata con il meccanismo del cosiddetto “cavallo di ritorno”.
Il blitz
Al blitz hanno partecipato oltre 50 operatori della Polizia di Stato, appartenenti alle diverse articolazioni della Questura di Enna. Assieme alla polizia ennese, anche personale della squadra mobile di Siena, provincia in cui si trovava uno dei destinatari della misura della custodia cautelare in carcere.
