Mafia, condannata a 13 anni e 4 mesi la vivandiera di Messina Denaro - Live Sicilia

Mafia, condannata a 13 anni e 4 mesi la vivandiera di Messina Denaro

Al marito Emanuele Bonafede una pena di 6 anni e 8 mesi

PALERMO – Il giudice per l’udienza preliminare di Palermo Stefania Brambille ha condannato Lorena Lanceri a 13 anni e 4 mesi in abbreviato. La donna, che per mesi ha accudito durante la latitanza il boss Matteo Messina Denaro, era accusata di concorso esterno in associazione mafiosa.

A 6 anni e 8 mesi è stato condannato il marito Emanuele Bonafede, imputato di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. A Lanceri, legata sentimentalmente al capomafia, era stato contestato inizialmente il favoreggiamento, ma nel corso delle indagini l’accusa è stata modificata.

Il capomafia ospite della coppia

L’inchiesta che ha portato a scoprire il ruolo di Lanceri e del marito, cugino del geometra che ha prestato l’identità al boss, è stata coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido. L’accusa in aula era rappresentata dai pm Gianluca de Leo e Piero Padova.

Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri per mesi hanno ospitato Matteo Messina Denaro a pranzo e cena (addirittura durante la quarantena Covid) nella loro casa di Campobello di Mazara. “Così consentendogli – dicono gli inquirenti – non solo di trascorrere molte ore in piena tranquillità e in loro compagnia in un contesto domestico – familiare ma, anche e soprattutto, di incontrarsi con numerose persone e infine, ma non per importanza, di entrare ed uscire dalla loro abitazione effettuando accurati controlli per ridurre il rischio di essere avvistato dalle forze dell’ordine”.

Oltre a preparare il cibo al capomafia ricercato, infatti, la coppia effettuava una stretta vigilanza sulla zona: i video della telecamere di sorveglianza di alcuni negozi hanno ripreso i due mentre, dopo essersi accertati che per strada non ci fossero poliziotti o carabinieri, davano il via libera al loro ospite per farlo uscire indisturbato dalla abitazione. Un rapporto di fedeltà assoluta legava la coppia al boss che ricambiava con regali di valore: al figlio dei Bonafede, nel 2017, il capomafia fece da padrino della cresima e donò un Rolex da 6300 euro. La spesa fu poi puntualmente annotata da Messina Denaro in un pizzino.

Amore e gelosia

Dalle indagini è emerso chiaramente inoltre che Lanceri e il boss avevano una relazione. Gli inquirenti hanno trovato una lettera firmata Diletta, secondo i pm uno dei nomi un codice di Lanceri, in cui la donna, che sarebbe stata vicina al boss durante tutta la malattia, dichiarava a Messina Denaro il suo amore.

Anche la maestra Laura Bonafede, amante del capomafia, ne era a conoscenza. Passava sotto casa Bonafede-Lanceri, vedeva la Giulietta di Messina Denaro parcheggiata e scriveva: “Ho provato un po’ di sana gelosia, puoi capire anche perché. Io non posso partecipare a niente e gli altri si ma va bene lo stesso, almeno so che ti muovi, che puoi uscire con Margot e che continui con le tue abitudini. So che mi racconterai quello che è successo ma dovrò aspettare”.

Shopping per il padrino

La donna, inoltre, smistava la corrispondenza tra il padrino e la maestra. Nel corso delle indagini sono venute fuori inoltre impronte di Lanceri sul diario di Matteo Messina Denaro e su diversi cd e dvd custoditi dal boss nel covo di Campobello di Mazara e una serie di acquisti di oggetti a lui destinati (felpe, scarpe, libri poster) fatti su Amazon dall’account della Lanceri.


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