Mafia e falsi braccianti: "Mi sono fatto un impero" VIDEO - Live Sicilia

Mafia e falsi braccianti: “Mi sono fatto un impero” VIDEO

L'intercettazione chiave del blitz che ha scoperchiato uno nuovo modo di fare quattrini del clan Santangelo-Taccuni

Tutto nasce da una denuncia per minacce. Quando i poliziotti leggono il nome di Vito Di Stefano, affiliato alla famiglia Santangelo-Taccuni di Adrano, nelle carte investigative capiscono che quella poteva essere una cosa più grossa di quella che sembrava a prima vista. E così partono le intercettazioni che faranno da capisaldi al blitz scattato questa mattina. Un’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di Adrano che ha permesso di fermare un legame tra Cosa nostra e le truffe dei braccianti agricoli. 

La composizione del “gruppo criminale”

Le indagini hanno permesso di ricostruire la composizione dell’organizzazione. Ai vertici Pietro Lazzaro, Angelo Tomaselli e Vito Di Stefano che si sarebbero avvalsi, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare di Antonino Politi, Giuseppe Politi, Valentino Genova Cono, Alfredo Magari, Antonino Salamone, Vito Scalisi, Nicolò Muni e Daniela Arena. “Gli accordi prevedevano che i falsi braccianti agricoli, assunti anche tramite le ditte individuali intestate a Muni e Arena, una volta percepita l’indennità, dovevano versare una quota all’organizzazione mafiosa. 

Le telefonate all’Inps

Nel fascicolo sono finiti le telefonate al call center dell’Inps da parte dei tre principali indagati che chiedevano pagamenti fingendosi “gli aventi diritto”. Insomma si spacciavano per i braccianti agricoli che dovevano ricevere l’indennità di disoccupazione.

Ci sono i verbali di Nicola Amoruso nell’ordinanza del gip, ma anche di altri collaboratori che orbitano nei clan di Adrano e Biancavilla. Non solo Cosa nostra, ma anche i rivali Scalisi, braccio operativo dei Laudani. Ma sono le intercettazioni dove si parla, in modo plastico, di spartizione “con la famiglia” il cuore pulsante di questa inchiesta che vede 70 persone indagate. E a cui è stato già notificato nei giorni scorsi il 415 bis, cioè l’avviso di conclusione indagini.

“L’impero” di Pietro

C’è una intercettazione precisa – e anche recente – che ha dato il nome all’operazione (denominata Impero). 
Il 5 novembre 2020 Pietro Lazzaro e Vito Di Stefano. Il primo si vantava con il “sodale” della holding criminale. 

Lazzaro P: Aspetta… no… non mi interessano i soldi… tu stai tranquillo che io mi sono fatto un impero senza che lo avete saputo ne tu e neanche lui… perciò tu… io non è che mi preoccupo io che avete preso le diecimila… perché io lavoravo e con il mio lavoro potevo fare quello che mi piaceva…

Di Stefano V. Ma l’impero lasciamolo stare l’impero

Lazzaro P: Io mi sono finito una casa… mi sono comprato un terreno… io mi sono fatto la galera in pace… ognuno sa il fatto suo…

Gli investigatori descrivono Pietro Lazzaro come il “più abile dei truffatori”. Ma in effetti è lui stesso che si vanta di aver creato un impero grazie a questo tipo di truffe. 


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