"Mafia e pizzo sui terreni dei Salvo": condanne e assoluzioni - Live Sicilia

“Mafia e pizzo sui terreni dei Salvo”: condanne e assoluzioni

Per i fratelli Nicastri cade l'accusa di concorso esterno. Scagionato l'agronomo Leone

PALERMO – Per alcuni imputati le pene vengono ridotte, per altri sono aumentate. Per due imputati il verdetto di assoluzione è stato ribaltato. E c’è pure un assolto che invece era stato condannato.

I fratelli Roberto e Vito Nicastri (difesi dagli avvocati Giovanni Di Benedetto e Sebastiano Dara) sono stati condannati rispettivamente a 2 anni e 8 mesi e a 4 anni e 2 mesi di carcere. Disposta l’immediata scarcerazione. In primo grado avevano avuto 9 ciascuno, ma in appello è caduta l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e ha retto quella di intestazione fittizia.

La Corte di appello ha assolto l’agronomo Melchiorre Leone (difeso dall’avvocato Giovanni Rizzuti aveva avuto 9 anni e 4 mesi in primo grado). Aumenta la pena, da 6 anni e 8 mesi a 12 anni, per Girolamo Scandariato. Condannato a 9 anni Giuseppe Bellitti (era imputato per mafia e in primo grado era stato assolto). Assoluzioni confermate per Vincenzo, Maurizio e Antonino Asaro (imputati di favoreggiamento).

I mafiosi, così ricostruirono i carabinieri del Nucleo investigativo di Trapani, del Raggruppamento operativo speciale e gli agenti della della Dia, erano diventati imprenditori. Differenziavano gli affari: dalla produzione di legnami alla ristorazione.

Vito Nicastri, conosciuto come “il signore del vento” per i suoi investimenti nell’eolico e a cui sono stati già confiscati beni per oltre un miliardo di euro, che ha subito diverse condanne nell’ultimo periodo, finì in carcere insieme ai mafiosi Michele Gucciardi, Salvatore Crimi, Gaspare Salvatore Gucciardi, Vito Gucciardi che hanno scelto il rito ordinario, al termine del quale sono stati inflitti 57 anni di carcere. Sono i boss che avrebbero guidato le famiglie mafiose di Salemi e Vita, storiche alleate dell’inafferrabile Matteo Messina Denaro che ne avrebbe goduto dell’appoggio economico nell’arco della sua lunga latitanza.

Secondo l’accusa, i Nicastri avrebbero messo le loro aziende a disposizione per gli affari sporchi dei boss trapanesi che erano già riusciti ad aggiudicarsi all’asta una tenuta di Giuseppa Salvo ed avevano messo gli occhi sulle proprietà del marito, Antonio Maria Salvo, nipote di Ignazio, l’esattore mafioso di Salemi.


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