Palermo, mafia ed estorsioni| In carcere nove persone - Live Sicilia

Palermo, mafia ed estorsioni| In carcere nove persone

Ai domiciliari un ex carabiniere. Il blitz aveva già portato a 38 arresti in provincia. FOTO

OPERAZIONE BLACK CAT
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TERMINI IMERESE (PALERMO) – Associazione mafiosa ed estorsione aggravata. Queste le accuse, a vario titolo, per dieci persone coinvolte nell’operazione dei carabinieri di Termini Imerese “Black Cat”, che aveva già portato a trentotto arresti lo scorso anno. I militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale del Riesame, per dieci degli indagati: nove tornano in carcere, uno ai domiciliari.

La Cassazione ha infatti rigettato il ricorso: tra chi torna in cella c’è Giuseppe Libreri, considerato il capo della famiglia mafiosa di Termini Imerese. Secondo gli inquirenti sarebbe stato il coordinatore degli affari illeciti degli affiliati, tra cui le estorsioni, da sempre business per rimpinguare le casse di Cosa nostra. Duro colpo anche per la famiglia mafiosa di Caccamo: quattro gli arrestati: Salvatore Sampognaro, Loreto Di Chiara, Vincenzo Medica e Nicasio Salerno ritenuti i “soldati” della locale famiglia mafiosa. In manette anche Riccardo Giuffrè, organico alla famiglia di Cerda e nominato dal capo cosca Stefano Contino, referente mafioso per Caltavuturo.

L’operazione ha permesso di definire gli organigrammi e gli interessi di Cosa nostra nella zona orientale della provincia di Palermo, documentando, in particolare, la riorganizzazione territoriale dei due storici mandamenti mafiosi di “Trabia” e “San Mauro Castelverde”, con l’individuazione dei vertici e degli assetti delle organizzazioni mafiose. Accertate inoltre le responsabilità dei vari episodi estorsivi venuti a galla nel corso delle indagini, con tanto di intimidazioni e danneggiamenti ai danni di almeno tre imprenditori che lavorano nel settore dell’edilizia.

La misura è stata eseguita anche nei confronti di Gandolfo Maria Interbartolo e Stefano Contino della famiglia mafiosa di Cerda, e Antonio Maria Scola, organico alla famiglia mafiosa di Polizzi Generosa, tutti già in carcere ma indagati. Ai domiciliari Giuseppe Vitanza, un ex carabiniere in congedo, accusato di istigazione alla corruzione aggravata dal metodo mafioso.


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