Mafia e politica, Salvi: |“Lavoriamo ad alta intensità" - Live Sicilia

Mafia e politica, Salvi: |“Lavoriamo ad alta intensità”

Secondo la relazione annuale sulla Politica dell’Informazione per la Sicurezza "nel territorio catanese i clan continuano a imporsi". Scenario analizzato da Giovanni Salvi, procuratore di Catania, che però evidenzia "i duri colpi inferti alla criminalità organizzata". E' il rapporto tra mafia, colletti bianchi e istituzioni uno dei "settori su cui la procura sta operando con molta intensità".

L'INTERVISTA
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4 min di lettura

Giovanni Salvi, procuratore della Repubblica di Catania

CATANIA – Una dichiarazione di guerra alla mafia. Giovanni Salvi, da oltre un anno a capo della Procura etnea, è consapevole della forza e del potere di cosa nostra nel territorio etneo ma l’azione della polizia giudiziaria ha portato a vincere molte battaglie. La resa finale di cosa nostra è ancora lontana, ma questo non deve scoraggiare anzi deve spingere a essere più incisivi e aggressivi. Senza mai, però, abbassare la guardia sull’avversario. Brillanti, infatti, sono i risultati che ha centrato la Direzione Distrettuale Antimafia di Catania sotto la guida di Giovanni Salvi.

Il magistrato analizza la fotografia scattata a Catania dai servizi segreti nell’annuale relazione al Parlamento sulla Politica dell’Informazione per la Sicurezza. “Cosa nostra non sembra intenzionata a desistere – scrivono – dal controllo del territorio, privilegiando sempre più attività come rapine e narcotraffico” Sulla provincia etnea gli 007 sono precisi: “Nel catanese grazie alla infiltrazione nel tessuto cittadino e provinciale, i clan continuano a imporsi nonostante “la scomparsa di esponenti di primo piano”. Insomma si riconoscono i risultati ma la collusione nei diversi ambiti civili e istituzionali fornisce linfa, a parere dei servizi segreti,  alla criminalità organizzata che continua a dominare.

Dottor Salvi, quanto è scritto nell’informativa corrisponde alla realtà dei fatti?

“Certamente il peso della criminalità organizzata sul territorio è ancora forte, lo vediamo con le attività che abbiamo fatto in questi giorni soprattutto sulle estorsioni, e anche dalle dichiarazioni dei collaboratori viene fuori questa situazione. Ma io darei anche un segnale di ottimismo perché certamente rispetto a qualche anno fa la presa delle organizzazioni criminali è stata scossa. Quello che resta da capire è quanto quel complesso di rapporti politico imprenditoriali che avevano delle radici anche nella criminalità organizzata sia stato colpito fino in fondo, e quanto ancora esista e non abbia, magari, trovato delle forme diverse rispetto al passato rendendo più difficile la loro individuazione. Ma questo è un settore su cui stiamo lavorando con molto impegno”.

La collusione colletti bianchi, mafia e politica esiste, ma è così difficile da sradicare?

“Su questo fronte sono stati trovati degli elementi molto forti in passato e alcuni di questi sono anche oggetto di procedimenti in corso. Ripeto è possibile anche che a causa dei colpi durissimi che sono stati inferti alla criminalità organizzata catanese negli anni passati, questi rapporti si siano strutturati diversamente, forse anche con un diverso rango tra gli interessi. Falcone diceva sempre che non esiste il terzo livelloI. ll terzo livello era Toto Reina erano i boss degli anni ’90, erano loro il vero terzo livello, erano loro i capi e non altri. Con questo Falcone intendeva dire quale era il rapporto di supremazia . Non so se questa è ancora la situazione attuale, perché molte cose rispetto al passato sono cambiate”.

La mafia ha modificato il suo modo di agire: meno sangue sulle strade e più interesse al potere del denaro. Cosa è cambiato rispetto agli anni ’90?

“La quasi totalità dei mafiosi che arrivano ad assumere un peso molto forte all’interno di cosa nostra e delle altre organizzazioni criminali, parlo di quelle siciliane perché la situazione della Calabria è molto diversa, hanno subito colpi durissimi. Un mafioso non si crea in tre anni, si crea in generazioni, non si crea nemmeno in dieci o vent’anni. I mafiosi che sono stati colpiti a partire dal maxi processo che nacque con le dichiarazioni di Buscetta nel 1984, dalle indagini sulle stragi e quelle fatte qui a Catania negli anni ’90, proprio a seguito della guerra di mafia nel nostro distretto, hanno portato in galera, all’ergastolo, al 41 bis, quasi tutti i mafiosi delle prime, delle seconde e delle terze file di quell’epoca. Questo ha avuto degli effetti notevoli nella struttura dell’organizzazione criminale e di questo noi dobbiamo essere consapevoli. Certamente il denaro ha più valore adesso che in passato. Sappiamo che l’inabissamento economico è funzionale a tutelare meglio questi interessi. Ma va detto che una parte di questo inabissamento, il loro, deriva dal fatto che hanno preso qualche colpo duro e che, quindi, sono andati a fondo. Non dimentichiamoci di questo, perché sono risultati di cui dobbiamo essere orgogliosi”.

La mafia è più debole, oggi, a Catania?

“Non farei discorsi su più debole o più forte, perché questo porta ad abbassare la guardia e non lo dobbiamo fare. Mai. Perché dove ci sono occasioni di forti guadagni è sempre possibile che, lentamente, si ricostruiscono le cose e, magari , anche mentre noi non ce ne accorgiamo. Possono capitare, infatti, cose che avvengono con modalità diverse da quelle che noi conosciamo. Non bisogna abbassare la guardia non dico per i prossimi anni, ma per i prossimi decenni. Ma è una guerra,q uella contro la mafia, che abbiamo iniziato a vincere perché abbiamo vinto molte battaglie”.

 

 

 

 

 

 


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