Mafia, i verbali dei pentiti: "Lo riconosco, è il capo dei Puntina"

Mafia, i verbali dei pentiti: “Lo riconosco, è il capo dei Puntina”

Tutto su Riccardo Romano Di Mauro

CATANIA – “Riconosco Riccardo Romano, affiliato storico e reggente del clan Puntina”. E ancora: “Fa parte dei vecchi Puntina che non sono uomini di strada, operano in sordina e si occupano di attività di impresa”. Due pentiti incastrano Riccardo Romano Di Mauro, sarebbe lui il nuovo reggente dei Puntina. Ecco i verbali depositati agli atti dell’operazione Doppio Petto, eseguita dalla Procura di Catania, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dei magistrati Assunta Musella e Fabio Saponara.

I Puntina, la linea di sangue

Riccardo Romano Di Mauro è il figlio di Giuseppe Di Mauro, detto ‘zio Pippo Puntina’, il boss dei boss. Si tratta del fratellastro di Corrado Favara, a sua volta figlio della moglie del boss Pippo Di Mauro Puntina. Figlio di una donna ammazzata, rispettato e amante della bella vita.

Quando viene fuori il nome

Di lui parla Salvatore Messina, già affiliato ai Puntina Pillera, marito della nipote del “capo” Turi Pillera. “Riconosco Riccardo Romano, affiliato storico e reggente del clan Puntina. Si occupa di estorsioni e traffico di droga, non gestiva in prima persona tali attività, ma i proventi arrivavano direttamente a lui”. Il collaboratore svela che ai vertici dell’organizzazione, al fianco di Di Mauro, c’erano “suo cugino Orazio Di Mauro e Nino ‘A sarda’, che aveva un chiosco delle bevande tra Linera e Serra”. Si tratta del chiosco che sarebbe stato gestito anche da Nuccio Ieni”.

La mappa del clan

“Ricordo che gli consegnai 200 chili di erba”. Il collaboratore parla di droga e di Orazio e Riccardo Di Mauro, che ha sempre avuto “un ruolo di vertice all’interno dei Puntina”. Si tratta del livello superiore della famiglia mafiosa, “gestivano la droga ed estorsioni – aggiunge Messina – ma naturalmente non erano loro che facevano il lavoro sporco, giacché sia le estorsioni, sia le piazze gliele gestivano altre persone. Una era Giuseppe Vasta e l’altro Adamo…che gestivano la piazza di spaccio di corso Indipendenza, via Sardegna. Un altro che gestiva droga per conto dei due Di Mauro citati era Nino ‘A sadda’”.

Numerose estorsioni

Dal negozio storico Papini, nel cuore della città, alla celebre “Bottega di Ennio”, una delle principali attività commerciali etnee nel settore dell’abbigliamento intimo. Non solo di Di Martino, secondo il collaboratore, anche “il trenino turistico che gira dentro Catania” paga il pizzo ai Pillera-Puntina. Per riscuotere le somme ci furono tensioni all’interno del clan. Continua il collaboratore: “Ricordo che c’erano state discussioni con Christian Giuffrida, ex genero di Paolo di Mauro, che prima andava materialmente a raccogliere il pizzo. Poi siamo intervenuti noi, in particolare io e Fabrizio Pappalardo, abbiamo parlato con Riccardo Di Mauro e abbiamo sistemato la cosa, accordandoci che l’estorsione sarebbe andata nella cassa del gruppo Puntina”.

Pizzo e cemento

“Fa parte dei vecchi Puntina che non sono uomini di strada, operano in sordina e si occupano di attività di impresa”. Un altro collaboratore, Carmelo Liistro, parla di Romano e del palazzetto in costruzione nel viale Mario Rapisardi, la cui proprietà sarebbe “riconducibile ai Puntina”. Il collaboratore ricorda un episodio in particolare, la gestione di un’estorsione contesa con i Cappello, per conto dei quali, “Tano Sventra”, aveva chiesto i soldi. Si trattava di un quartiere “di competenza” proprio dei Cappello, ma intervenne “Di Mauro in persona”, ricorda il pentito, che avrebbe preso a schiaffi il cognato di “Faccia i Palermo”. L’incontro fu organizzato da Cosimo Viglianesi e Franco Caserta dei Cappello e i Puntina ebbero la meglio: “I Puntina non si toccano e non pagano estorsione”, svela il collaboratore. Ma i magistrati erano sulle loro tracce e poi è scattato il blitz, con numerosi indagati e conseguenze anche ai piani alti dell’imprenditoria.


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