Mafia, la Dda chiede 115 anni di carcere NOMI - Live Sicilia

Mafia, la Dda chiede 115 anni di carcere NOMI

Chi sono gli imputati.

ENNA – Il Pm della Dda di Caltanissetta Claudia Pasciuti ha chiesto in tutto oltre 115 anni di reclusione per i quattordici imputati del processo Caput Silente, che vede alla sbarra, dinanzi al Gup di Caltanissetta Santi Bologna, il clan di Cosa Nostra leonfortese assieme a presunti fiancheggiatori, fornitori di droga, spacciatori e uomini del pizzo. La posizione di altri quattro imputati, catanesi, si comprenderà alla prossima udienza. Le pene maggiori sono state chieste proprio per i leonfortesi che sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, ovvero i fratelli Alex e Saimon Fiorenza, lo zio Salvatore Mauceri e il loro amico Gaetano Cocuzza. Per il trentanovenne Alex “u stilista” chiesti 11 anni e 4 mesi, per il fratello trentasettenne Saimon “u bufalu” 11 anni 1 mese 20 giorni, per il trentaquattrenne Cocuzza 12 anni 8 mesi e per Mauceri 10 anni 1 mese e dieci giorni. Salvatore Mauceri, cinquantaduenne, è fratello di Rosario, un vecchio referente del clan di Enna a Leonforte che si trova da anni in prigione, all’ergastolo per un duplice omicidio commesso nel ’99, il quale ovviamente con questo processo non c’entra nulla. 

Tra gli imputati anche un vecchio mafioso di Enna

Tra i 18 imputati, per cui l’accusa – coordinata dal pm Pasciuti e dal procuratore aggiunto Roberto Condorelli – ha ottenuto un decreto di giudizio immediato, ci sono anche giovani accusati di reati minori. E c’è anche un vecchio mafioso di Enna, Salvatore La Delia, imputato perché avrebbe chiesto il pizzo a un imprenditore leonfortese che ottenne appalti in alcune scuole di Enna e Piazza Armerina. Per La Delia sono stati chiesti 4 anni e 2.667 euro di multa.  Volge al termine dunque il processo che segue la brillante inchiesta del Commissariato di Leonforte, che l’anno scorso ha stroncato il secondo tentativo di ricostruzione mafiosa in paese, ordita per l’accusa dai due fratelli Fiorenza con l’aiuto di Cocuzza, Mauceri e altre persone del posto. Gli stessi Fiorenza, si ricorda, nel 2013 erano stati arrestati, sempre per mafia, nell’operazione Homo Novus. 

Le richieste per gli imputati “minori”

Gli altri imputati, oltre a La Delia, sono i leonfortesi Antonino Calì di 26 anni, per cui sono stati chiesti 6 anni di reclusione; Nicola Guiso detto “Dario u lupu”, quarantaseienne, per cui sono stati chiesti 9 anni e 20 mila euro di multa; il ventisettenne Antonino Lo Grande, per cui sono stati chiesti 9 anni e 20 mila euro di multa; il ventisettenne Pietro Piccione e il ventiquattrenne Salvatore Piccione, per cui sono stati chiesti 6 anni di reclusione, tanti quanti ne sono stati chiesti per il quarantaseienne Umberto Pirronitto. Per il ventinovenne Francesco Trovato sono stati chiesti 6 anni 8 mesi; per il ventinovenne Salvatore Virzì 9 anni e 20 mila euro di multa; e per il trentenne catanese Angelo Costanzo 8 anni 10 mesi 20 giorni e 30 mila euro di multa. 

Le estorsioni e le minacce: “Tanti saluti dagli amici”

Tra le accuse, formulate dai pubblici ministeri Santi Roberto Condorelli e Claudia Pasciuti, la gravissima minaccia ai danni di un imprenditore leonfortese, ipotesi di reato contestata ad Alex Fiorenza “u stilista” e a Cocuzza. Quest’ultimo si sarebbe anche esposto in prima persona, presentandosi dalla vittima e dicendo: “Tanti saluti dagli amici. Gli devi dire qualcosa?”. E la richiesta sarebbe stata pazzesca: 200 mila euro entro una settimana o la cartuccia inesplosa calibro 38 special che era già stata recapitata alla vittima, la volta dopo, l’avrebbe “testata” suo figlio. Così era scritto in un biglietto anonimo. Peccato per loro che l’imprenditore non chinò il capo, ma piuttosto si presentò alla polizia e denunciò tutto. Nel frattempo, peraltro, Cocuzza si era già messo nei guai con la droga ed era finito in carcere per spaccio. Alex, che di questa richiesta di pizzo viene ritenuto il mandante, dal canto suo l’anno scorso era rimasto libero solo per pochi mesi prima di essere raggiunto dalla nuova ordinanza e ritornare in cella. Cocuzza è accusato anche della tentata estorsione ai danni di un barista. Assieme a Salvatore Mauceri, invece, avrebbe chiesto il pizzo, tra il 2017 e il 2019, al titolare di una ditta che montava il luna park in paese. Assieme ad Alex Fiorenza, sempre Cocuzza avrebbe provato a estorcere del denaro a un negozio di abbigliamento; mentre assieme a Pirronitto avrebbe chiesto soldi a due giovani autori di un furto. Pure i ladri, insomma, secondo Cocuzza si dovevano “mettere a posto” pagando una percentuale sul bottino.

Le ipotesi legate al traffico di droga

Di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, invece, rispondono in undici, ma la posizione dell’undicesimo imputato è stata stralciata. Cocuzza, Mauceri, i Piccione, Trovato, Calì, Guiso, Lo Grande e Virzì, secondo l’accusa, si sarebbero associati per distribuire, in vari momenti e a vario titolo tra il 2017 e il 2019, cocaina, marijuana e hashish a Leonforte. Il catanese Costanzo è ritenuto uno dei fornitori di droga. Riguardo ai singoli presunti pusher, va evidenziato che sono accusati di spaccio di marijuana e cocaina, in diversi periodi, Virzì e Lo Grande; di spaccio di marijuana e hashish, sempre in vari momenti, Pietro e Salvatore Piccione, Trovato e Calì. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Ones Benintende, Antonio Impellizzeri, Giuseppe Gullotta, Sinuhe Curcuraci, Gaetano Giunta, Michele Baldi, Pierfrancesco Buttafuoco, Andrea Maria Giannino, Massimo Ferrante, Fabio Lo Pumo, Giacomo Iaria, Loredana Biancoviso, Gianluca Nolè, Damiana La Delfa, Silvano Domina, Angelo Vicari. In aula si sono costituiti parte civile il Comune di Leonforte e la locale associazione antiracket. 


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