Mafia, massoneria e aste pilotate |Ercolano e i "fratelli" alla sbarra - Live Sicilia

Mafia, massoneria e aste pilotate |Ercolano e i “fratelli” alla sbarra

Fissata l'udienza preliminare. Tutti i particolari.

Inchiesta brotherwood
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CATANIA – Quell’intreccio mafia e massoneria, tirato fuori dall’inchiesta ‘Brotherhood’ scattata l’estate scorsa, sarà uno dei protagonisti della stagione giudiziaria del 2017 al Palazzo di Giustizia di Catania. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per l’organizzazione criminale che sarebbe stata diretta da Aldo Ercolano, con la complicità dei massoni Sebastiano Cavallaro e Francesco Rapisarda (quest’ultimo non è accusato del reato associativo). A Gennaio è prevista l’udienza preliminare davanti al Gup Rosa Alba Recupido. Nella lista degli imputati anche l’avvocato Antonio Drago per cui il Gip aveva rigettato la richiesta di misura cautelare ritenendo la condotta “plausibilmente esercizio arbitrario delle proprie ragioni attraverso violenza e minaccia”. La Procura ha presentato appello al Riesame che lo ha accolto: la misura cautelare è al momento sospesa perchè è pendente un ulteriore ricorso della difesa in Cassazione. Se la Suprema Corte dovesse confermare l’orientamento del Riesame di Catania per l’avvocato scatterebbero i domiciliari. Coinvolti nella delicata inchiesta della Guardia di Finanza anche Giuseppe Finocchiaro, Carmelo Rapisarda e Adamo Tiezzi. La Guardia di Finanza, con l’inchiesta della Dda, ha scoperchiato “un’associazione a delinquere di tipo mafioso, finalizzata all’estorsione, al traffico di stupefacenti, al recupero crediti, alla turbativa d’asta e all’acquisizione diretta o indiretta del controllo e gestione di attività economiche”. Fu sequestrata, nel corso dell’esecuzione dell’ordinanza, anche la “Mediterranea Costruzioni Metalmeccaniche S.p.a.”. Carmelo e Francesco Rapisarda, e Adamo Tiezzi, erano stati scarcerati dal Tribunale del Riesame che aveva accolto la richiesta della difesa.

Aldo Ercolano, il nuovo reggente.  Per gli inquirenti a reggere le file di Cosa Nostra è Aldo Ercolano. Il boss, classe 1974, è figlio di Iano e fratello di Mario. Ma è anche cugino del suo omonimo: quell’Aldo Ercolano che ha ordinato l’omicidio del giornalista Pippo Fava. Aldo Ercolano avrebbe continuato a delinquere nonostante la misura di sorveglianza speciale e un processo d’appello. Gli inquirenti lo descrivono come una persona “che possiede una certa autonomia decisionale e autorità criminale che gli consentono di interfacciarsi con i boss di altre famiglie mafiose e con altri esponenti del clan Santapaola-Ercolano”.

Il “fratello” mediatore. Il punto di contatto tra “Cosa nostra” e la massoneria sarebbe Sebastiano Cavallaro, “primo diacono” della “Gran Loggia Massonica Federico II Ordine di stretta osservanza”. Il suo ruolo sarebbe stato quello di “collettore tra le richieste illecite di imprenditori massoni e la famiglia mafiosa degli “Ercolano”. Il colletto grigio avrebbe fatto desistere, utilizzando l’arroganza del nome di Aldo Ercolano, alcuni imprenditori a partecipare ad alcune aste giudiziarie. Il ruolo di mediatore gli sarebbe stato affidato dal padre di Aldo, Sebastiano Ercolano. Una sorta di testamento. Il massone intercettato in auto si lascia scappare le volontà del vecchio boss: “Perché lo zio Iano prima di morire…qualche anno prima…mi ha detto…ti raccomando a te…a me li ha raccomandati”. Una figura quella di Cavallaro per certi versi nuova per gli inquirenti catanesi. Perché il fratello massone, oltre a qualche controllo con nomi illustri della mafia, non ha avuto guai giudiziari. Ma il trucchetto per evitare grane con la magistratura lo avrebbe imparato da “persone di grande caratura criminale”. “Con me si possono allippare” si lascia scappare. Il consiglio era poi molto banale:  non frequentare nessuno degli affiliati.

LA REPLICA DELLA DIFESA: “Francesco e Carmelo Finocchiaro non fanno parte di alcuna organizzazione criminale”.


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