Mafia, il patto di fedeltà con il boss: “Mi voglio fare 30 anni per lui”

Mafia, il patto di fedeltà con il boss: “Mi voglio fare 30 anni per lui”

I retroscena dell'indagine dei finanzieri coordinata dalla Dda

CATANIA – La fedeltà al clan, nei Laudani, era assoluta. A 27 anni Antonino Di Pino, catanese soprannominato “u picciriddu” – uno degli arrestati nell’operazione Lumia, condotta nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza – sarebbe già stato pronto al sacrificio estremo: “Ammazziamole le persone. Mi voglio fare dare trent’anni per lui, perche voglio ammazzare qualcuno”.

Parlava con Angelo Puglisi. Il Gip Dorotea Catena, nell’ordinanza di custodia che ha portato in carcere 8 persone, scrive che assume “indiscutibile rilevanza quanto affermato dai sodali nella medesima intercettazione, relativamente alla possibilità da costoro paventata di operare azioni omicidiarie da portare a compimento in nome e per conto di Scuto, sottolineando la sua supremazia territoriale e l’impossibilita – una volta deceduto lo stesso – di proseguire la sua egemonia stante la mancanza di un valido successore”.

La consegna dei telefonini in carcere col drone

Al punto di creare, addirittura, un sistema speciale per parlare con lui. Il clan si sarebbe spostato fino a Tolmezzo, per consegnare, tramite un drone, telefonini e schede telefoniche a Orazio Scuto e altri detenuti. Nel settembre del 2022, Di Pino parte per Napoli, portando con sé telefonini contanit, per pagare chi avrebbe manovrato il drone.

Lo stesso giorno, lo avrebbe consegnato.  Il 21 settembre la Finanza svolse un servizio di appostamento nei pressi della casa circondariale. Si  è scoperto così un uomo, poi identificato, che fece sorvolare un drone con agganciata una corda e una busta bianca, per avvicinarla a una finestra.  Nel frattempo un altro catanese, dall’interno del carcere, dava istruzioni. E quando si accorse della presenza delle forze dell’ordine avvertì il pilota del drone, che si diede alla fuga.

I precedenti del presunto capo

Era un gruppo attivo, agguerrito, pericoloso e spregiudicato, quello scoperto dai finanzieri, sotto il coordinamento della Dda. Alcuni degli arrestati vantano un “curriculum criminale” di tutto rispetto. Ed alcuni sono delle vecchie conoscenze delle forze dell’ordine.

Il presunto boss Orazio Scuto, scrive il gip, “annovera tre condanne per associazione mafiosa e varie condanne per tentato omicidio, detenzione e porto di armi, ricettazione, violazione delle misure di prevenzione”. Hanno precedenti per mafia anche Giuseppe Scuto e Alessandro Settimo Bonaccorso.


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