"Era il prestanome dei boss", maxi confisca a imprenditore - Live Sicilia

Trapani, confisca a imprenditore: ‘Era prestanome dei boss’ VIDEO

L'operazione della Dia. Colpito un patrimonio di 15 milioni di euro

È arrivata la confisca dei beni per l’imprenditore trapanese Giuseppe Ruggirello, 86 anni, ritenuto dai giudici legato alla cosca mafiosa trapanese e al boss che per oltre 20 anni ne fu la guida indiscussa, l’odierno ergastolano Vincenzo Virga. La Direzione Investigativa Antimafia ha confiscato beni per oltre 15 milioni di euro, eseguendo il provvedimento emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione. Ruggirello sin dagli anni ’90, secondo quanto accertato dagli investigatori, sarebbe entrato a far parte di un contesto societario controllato da persone legate alla cosca mafiosa locale, fornendo liquidità per ripianare esposizioni con il sistema bancario.

Le indagini

Le attività investigative svolte dalla Dia, e coordinate dalla Procura antimafia di Palermo che nel dicembre 2016 ottenne il sequestro preventivo di beni per oltre 25 milioni di euro, hanno dimostrato come l’imprenditore oggetto della misura di prevenzione, oltre a svolgere il ruolo di prestanome delle quote spettanti ad alcuni esponenti mafiosi tra i quali Vincenzo Virga all’epoca “capo mandamento” di Trapani, abbia consentito alla società, della quale aveva rilevato alcune quote, di effettuare “un’importantissima e redditizia speculazione immobiliare perpetrata attraverso il tipico metodo mafioso, come quello di esercitare pressioni sugli uffici comunali affinché modificassero la destinazione d’uso di un appezzamento di terreno per la realizzazione di villette residenziali”. Tale terreno fu poi sottoposto a sequestro nell’ambito di un procedimento a carico, tra gli altri, dell’imprenditore, Vito Tarantolo.

Lo ‘schema giuridico’

Dalle indagini sarebbe emersa l’esistenza di uno “schema giuridico” attraverso il quale l’imprenditore aveva acquistato un’area edificabile nel capoluogo trapanese sottoposta a sequestro giudiziario e sulla quale aveva ottenuto un’importante concessione edilizia, interponendo nel rapporto di compravendita una nuova società costituita in Puglia solo per eludere eventuali controlli da parte dell’autorità giudiziaria. Secondo le indagini in questa maniera attraverso Ruggirello, Cosa nostra trapanese riuscì ad avere sotto il suo controllo l’area, il cosiddetto fondo Alberillo, a ridosso della linea ferrata, e quindi la realizzazione di un complesso di villette. Il dubbio sulla liceità dell’operazione è sorto dall’analisi di un documento antiriciclaggio fornito dagli Organi di Vigilanza della Banca d’Italia in ordine alle movimentazioni sospette eseguite attraverso un Istituto di credito della provincia di Bari. Segnalazione raccolta poi dalla Procura nazionale antimafia che inviò il fascicolo alle Procure di Palermo e Bari.

I beni confiscati

Tra i beni sottoposti a confisca ci sono una società di capitali nel settore dell’edilizia, 39 fabbricati (civili abitazioni, magazzini e negozi) nel territorio di Trapani ed Erice, 9 immobili insistenti sull’isola di Levanzo, facenti parte di un complesso turistico residenziale, 2 terreni ed 1 conto corrente bancario, per un valore complessivo di oltre 15 milioni di euro.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI