ROMA – “La rilevanza mediatica di un processo non può autorizzare il giudice ad anticipare, con interviste o dichiarazioni rese alla stampa, le ragioni che hanno determinato la decisione, per di piu’ al di fuori ed anticipatamente rispetto alla motivazione della sentenza stessa. Si tratta di un fatto gravemente distonico rispetto ai doveri di riserbo, sobrieta’ e continenza che s’impongono al magistrato che abbia a cuore i fondamenti etici su cui si fonda la credibilita’ della magistratura e la fiducia dei cittadini”. Lo sottolinea Area, il gruppo che rappresenta le toghe progressiste, esprimendo “grave sconcerto” per l’intervista del giudice che ha prosciolto Matteo Salvini dal caso Gregoretti, con cui il gup di Catania Nunzio Sarpietro oltre ad “anticipare” la motivazione “ancora da redigere” ha anche esternato “le modalita’ di assegnazione del procedimento”, “decisa in suo favore per ragioni di opportunita’, per anzianita’ in sezione e, quindi, per maggiore esperienza e, infine, per prevenire la sovraesposizione mediatica di colleghi piu’ giovani”.
“Questi fatti, se veri, – accusa il Coordinamento di Area – violerebbero il principio costituzionale del giudice naturale precostituito per legge che impone, proprio a tutela della terzietà ed imparzialità del giudice, che le assegnazioni dei fascicoli siano effettuate secondo criteri predeterminati ed automatici”.Non solo: “affermare, poi, che non sia appropriato affidare la trattazione di un processo a colleghi giovani, sol perche’ il singolo affare risulti complesso o foriero di esposizione mediatica, non puo’ che svilire agli occhi dell’opinione pubblica la professionalita’ e la competenza di tantissimi giovani colleghi, molti dei quali affrontano quotidianamente processi estremamente impegnativi e che, in non pochi casi, sono esposti al rischio della stessa vita”. Si tratta di parole “ingenerose ed inopportune”, e “che “a pochi giorni dalla beatificazione di Rosario Livatino, appaiono ancora piu’ gravi” visto che sembrano “riecheggiare quelle sprezzanti sui ‘giudici ragazzini’ che proprio a Livatino “furono ingenerosamente e ingiustamente rivolte”. Il principio di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge impone ai magistrati ” di dedicare pari attenzione, cura e professionalita’ senza distinzione tra le persone che vi sono coinvolte, rifuggendo da protagonismi e dalla ricerca di esposizioni mediatiche”, concludono le toghe progressiste (ANSA).