Marco Balich, l'uomo dei sogni: "Sarà un Festino che non dimenticherete"

Marco Balich, l’uomo dei sogni: “Sarà un Festino che non dimenticherete”

Parla il 'papà del quattrocentesimo Festino: la 'sorpresa'
PALERMO, L'INTERVISTA
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PALERMO- Chiacchierando con Marco Balich – direttore artistico del prossimo Festino, personaggio noto in tutto il mondo per la sua profondità nel coltivare immaginari, con una imponente rosa di successi, dai Pink Floyd ai Mondiali in Qatar, per citare appena qualche brandello della storia – si capisce che si è insediato un processo definitivo di innamoramento.

L’amore ideale per Santa Rosalia ha conquistato il veneziano e sessantaduenne capo della Balich Wonder Studio, ma non è una circostanza inedita. La tenerezza che lega i cuori alla Santuzza, non per illusione, per verità, ha già il volto di un miracolo rinnovabile.

Nessun viandante che sia passato in quei dintorni ha avuto la possibilità di ritrarsi con l’anima intoccata, da quattrocento anni a questa parte.

Chi è Marco Balich

Chi è Marco Balich, oltre le pagine della sua notorietà, per quanto si possa arguire da una video-chiamata di ventotto minuti?

Un italiano che pare uscito dal paese delle api industriose in ‘Pinocchio’: di sostanza e senza ombre retoriche. Un uomo che si fonda sul calco di una emozione originaria da cui ebbe inizio un viaggio. L’attitudine allo stupore permea le successive virgolette. Stupirsi significa conservare l’innocenza del contatto umano, mai piegata alla sconfitta del cinismo.

“Ci accostiamo a Santa Rosalia con il più fervido rispetto – dice il demiurgo dei sogni -. Vogliamo che il quattrocentesimo Festino sia una festa che parli al mondo, che sia aperta a tutti, credenti e non credenti, mantenendo la sua duplice natura”.

“C’è il lato spettacolare che ci permetterà di offrire qualcosa di veramente speciale. Ma c’è pure un fortissimo aspetto spirituale che dovrà portarci a calibrare il linguaggio sulle sue vibrazioni. Una tensione molto importante di cui Palermo è impregnata, come è piena di bellezza. Arrivando in città, ho osservato palazzi meravigliosi, contesti di cui non tutti sono a conoscenza. Il Festino sarà un modo per diffonderli”.

Babbaluci e… anguria

Non appaiono poi così dissimili, in alcune ritualità, Palermo e Venezia. Di qua c’è un mulinare di babbaluci, sacrificati alla voracità del popolo, in una serata afosa di attesa, riscattata dai giochi di fuoco.

Di là c’è, ecco il racconto: “la festa del Redentore che celebra la fine delle peste per noi veneziani, sempre a luglio. Si sta in barca, si mangia l’anguria, si aspettano i fuochi d’artificio, nel contraltare tra buio e luce. Si va con le famiglie, nel solco delle feste italiane, popolari e colte. Venezia, come Palermo, è una città trasversale, puoi trovarci di tutto. Mi ripeto: la tradizione dei luoghi è fondamentale. Noi creeremo un evento memorabile, rispettando la tradizione di una storia meravigliosa”.

Tuttavia, ogni Festino presenta le sue insidie, figuriamoci il quattrocentesimo. Proprio come il derby che non puoi perdere. Al limite, retrocedi, il derby, però… Così, Palermo, in faticosa lotta per la sua salvezza, dopo anni di abbandono, alla prese con la sua munnizza dilagante, con il suo disagio, già volge lo sguardo verso il Carro, pronta a giudicare.

“Avvertiamo molto la responsabilità – dice Marco Balich – come la sentivamo in Messico, quando abbiamo organizzato la parata per il bicentenario dello Stato. Da noi ci sono parecchi siciliani che descrivono nel dettaglio l’importanza dell’appuntamento. Io non mi preoccupo. Faremo il meglio che possiamo, che è tantissimo”.

“Non siamo a Palermo per il budget. Lo dico con la massima considerazione, però è vero che ci misuriamo su altre grandezze. Siamo a Palermo per rendere omaggio a una storia incredibile. Siamo nella città di Santa Rosalia e del missionario laico Biagio Conte e ci stiamo mettendo una gioia speciale, in giorni in cui si discute di autonomia differenziata, a livello politico”.

“Non dimenticherete”

Perché? “Noi vogliamo dare il segnale opposto: dell’unità, della coesione, della solidarietà. Andiamo avanti con l’orgoglio italiano. Palermo e Venezia si sovrappongono? Sono città di mare, abituate a ricevere persone, visite, migrazione. Sono intrise di bellezza e forse imprigionate entrambe nel loro passato. E poi si mangia benissimo”.

Marco Balich non scopre le sue carte, non spoilera. Si è accennato, nelle conferenze di presentazione, a un ‘passaggio’, nella notte del carro, dalla scenografia unica. Lui si limita a rimarcarne il carattere assoluto: “Ci sarà un momento del corteo che renderà l’esperienza indelebile. Quasi un trucco di scena. La gente non lo dimenticherà mai. Io sarò in città una settimana prima, lavorerò e mi godrò i preparativi”.

La video-chiacchierata finisce qui, con sorrisi e saluti. L’oscurità del non detto diventerà chiarore in una notte che si preannuncia memorabile. Palermo chiama il mondo. E chissà da dove trasmetteva, durante la conversazione, il girovago viaggiatore-demiurgo dei sogni. Ma che importa saperlo? La passione in perenne rincorsa dei suoi linguaggi è uno spettacolo universale.


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