Si erano più volte recate in ospedale per diverse lesioni, sempre ricondotte a incidenti domestici, ma, secondo le accuse, venivano percosse e minacciate dai genitori e dal fratello maggiore. È successo a Brescia a quattro ragazze di origine pakistana, di cui due ancora minorenni. Nelle scorse settimane le giovani si sono convinte a raccontare tutto, considerando insostenibili le intimidazioni rivolte alla più grande delle quattro sorelle, che avrebbe dovuto accettare un matrimonio combinato.
I genitori infatti avrebbero insistito perché la ragazza si recasse in patria e sposasse un connazionale, che sarebbe stato scelto da loro; “Sposati o farai la fine di Sana Cheema”, avrebbe detto il padre al rifiuto della figlia, accostandola alla 24enne italo pakistana uccisa per essersi ribellata a un matrimonio combinato. Le ragazze sono state condotte in una struttura protetta, mentre madre, padre e fratello delle ragazze sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip con le accuse di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e induzione al matrimonio (reato introdotto dal recente ‘codice rosso’). A tutti e tre è stato imposto il divieto di avvicinamento alle vittime, e ai genitori è stata anche sospesa la responsabilità genitoriale.
Ultimora di oggi: caso chiuso, per le autorità pakistane la ragazza è morta per cause naturali e accidentali.
La ragazza pakistana è morta per cause naturali, non è stata nè sgozzata nè uccisa.
E non è vero che era fidanzata con un italiano che voleva sposare.
Il padre è libero, ha pure parlato con il telefonino con persone, come riportato da Repubblica.
E nessuna in Pakistan credeva all’omicidio. Peraltro mai le autorità italiane avevano confermato l’omicidio.