Mazzei, estorsioni e minacce |Il soldato Caruso vuota il sacco - Live Sicilia

Mazzei, estorsioni e minacce |Il soldato Caruso vuota il sacco

Arrestato nel secondo capitolo dell'inchiesta Chaos, il giovane indagato ha deciso di collaborare con i  magistrati.

I retroscena
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CATANIA – È diventato collaboratore di giustizia. Giovanissimo, appena 31enne di Scordia, Alessandro Caruso è finito in manette lo scorso gennaio nel corso del secondo capitolo dell’inchiesta Chaos, condotta dal Ros. L’accusa è di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il metodo mafioso sarebbe quello del clan Mazzei. Il suo nome compare nella lunga lista di indagati a cui i pm Raffaella Vinciguerra e Marco Bisogni hanno notificato l’avviso di conclusione indagini. Ma non si può fare a meno di notare accanto al suo nome che al posto del suo indirizzo c’è la dicitura “domiciliato ex lege presso il servizio Centrale di Protezione”. Chiaro riferimento alla sua decisione di vuotare il sacco ai magistrati. I suoi verbali ancora sono top secret. Almeno per i non addetti ai lavori.

Ma intanto cerchiamo di stilare un profilo (criminale) del giovane scordienze che ha scelto di collaborare con la giustizia. I suoi guai giudiziari sono legati al suo rapporto con Angelo Di Benedetto, figlio del più noto Santo “u pannitteri”, indagato anche lui nell’inchiesta Chaos ed esponente di rilievo del clan Mazzei di Catania, conosciuti come “i carcagnusi”.

Angelo Di Benedetto e Alessandro Caruso avrebbero, in concorso, minacciato uno degli imprenditori impegnati nei lavori della posa della fibra ottica a Catania. Un episodio che si incrocia con quello della fornitura di calcestruzzo da parte di un azienda che sarebbe direttamente collegata ad Antonio Tomaselli, vertice del clan Santapaola-Ercolano. Una volta ritrovati alcuni mezzi rubati – e forti degli arresti del bltiz Chaos che avevano tolto dalla circolazione i Santapaola – avrebbero preteso di ricevere 5 mila euro per la restituzione di un escavatore e di un automezzo. La mano della giustizia però è arrivata prima.

Ma non è finita. Perché nel capo di imputazione si legge anche che Alessandro Caruso (con la complicità di Angelo Di Benedetto) avrebbe anche organizzato il furto di una tettoia e di un’autoclave per il sollevamento dell’acqua da un fondo sito in contrada Fico di contrada Scordia. Un terreno a 200 metri di distanza dalle proprietà del nuovo collaboratori di giustizia. Le minacce di ritorsioni, forti del nome dei “carcagnusi”, sarebbero arrivate fino a casa della parte offesa.

Alessandro Caruso a questo punto potrebbe fornire nuove rivelazioni per blindare il quadro accusatorio in merito al tentativo di estorsione. Ma potrebbe dare nuovi input investigativi anche fuori dal processo Chaos. Magari sulle interferenze mafiose dei Mazzei in terra calatina, roccaforte storica di La Rocca. Santo Di Benedetto, padre di Angelo, aveva già cercato di allargare i suoi confini criminali a Lentini. Provocando non poche beghe con i Nardo. Ma le tensioni tra Mazzei e Santapaola arrivano alle stelle l’anno scorso. Quando c’è il rischio anche di una guerra armata. 


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