Estero e Calabria: affari e rifugi di Matteo Messina Denaro

Estero e Calabria: affari e rifugi di Matteo Messina Denaro

Dove ha vissuto il latitante prima di rientrare in Sicilia

PALERMO – Ci sono tre fasi nel recente passato di Matteo Messina Denaro. Il capomafia ha vissuto all’estero, in un paese ancora top secret, in Italia (certamente in Calabria) e infine è tornato in Sicilia.

La parentesi estera è la più complicata da ricostruire. Ci sono tracce del suo passaggio in diversi paesi, dalle mete esotiche alla Tunisia, passando per Malta. Messina Denaro avrebbe viaggiato per affari e per divertimento. Gli interessi economici sono il cuore delle indagini in corso.

In Calabria avrebbe goduto della protezione della ‘ndrangheta. Non sarebbe stata una parentesi di vita agiata. Messina Denaro avrebbe vissuto in maniera riservata, più vicina all’idea di latitanza che ci si aspetta. Niente a che vedere con la vita alla luce del sole vissuta negli ultimi anni a Campobello di Mazara. Ci sono sue tracce a Lametia Terme e a Cosenza.

Nell’estate del 2017 è stato ascoltato il dialogo tra il capomafia di Trapani, Nicola Accardo, e Antonino Triolo, originari di Partanna: “… hai scritto tu?”; “… glielo ho fatto sapere… il fatto… Matteo”; “… ed hai chiuso il conto?”; “Tu domani ci vai…”; “… no… io domani…”; “… lascia perdere… ascolta lui… qua non gli ha detto che sta qua… dice che era in Calabria ed è tornato…”.

In sottofondo c’era il rumore dello sfregamento della carta. Gli investigatori sono certi che avessero in mano un pizzino scritto dal latitante che al rientro dalla Calabria avrebbe pianificato degli incontri: “… passa qua… ed i cristiani ci vanno… e allora gli ho detto questo coso di qua…”; “… interesso della discussione… il cognato?”; “Sua sorella, sua sorella”; “… qua… nel bigliettino è scritto… lo vedi? Questo scrive cosa ha deciso…”.

Quindi Triolo entrava nei particolari: “… la madre di Matteo… che lui non scrive si lamenta, lui deve scrivere… vorrei vedere a te… non gli interessa niente di nessuno…”. Quindi, poco prima di strappare il biglietto, spiegavano che il pizzino era arrivato tramite tale Nicola e c’erano riferimenti alla “famiglia” e alla “gerarchia”.

C’è un legame antico fra le cosche mafiose trapanesi e le ‘ndrine calabresi. ll medico pentito di Gioia Tauro, Marcello Fondacaro, aveva parlato dell’intresse del padrino siciliano verso la costruzione di un villaggio turistico nel Crotonese. Ci sarebbe stato di mezzo anche un parente di Francesca Alagna, la donna che ha reso padre Messina Denaro.


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