Messina Denaro, una camera blindata dietro l'armadio - Live Sicilia

Messina Denaro, una camera blindata dietro l’armadio

Ecco cosa hanno trovato nel secondo covo del latitante

PALERMO – Al pianterreno del civico 32 di via Maggiore Toselli, a Campobello di Mazara, c’è una stanza. Una parete è occupata da un grande armadio. Gli investigatori lo aprono. Il fondo del mobile è scorrevole, nasconde una porta blindata.

A fornire la chiave è un membro della famiglia Risalvato, proprietaria dell’intera palazzina. Si sa che conteneva dei documenti (alcune scatole erano vuote), ma se siano o meno riconducibili al latitante è ancora top secret.

E poi c’erano gioielli, collane, bracciali e pietre preziose di dimensioni consistenti. Dovrà essere una perizia ad accertarne l’autenticità e il valore. Sono i gioielli della famiglia Risalvato, come è stato detto al momento della perquisizione oppure gli inquirenti hanno trovato la cassaforte del padrino?

Se Matteo Messina Denaro abbia messo piede nella camera blindata si potrà capire dall’eventuale presenza di tracce biologiche e impronte digitali. Se così fosse sarebbe ipotizzabile che la camera servisse come rifugio in caso di emergenza.

L’imbeccata per arrivare alla casa dei Risalvato è arrivata ai finanzieri del Gico, che hanno operato d’intesa con i carabinieri del Ros. A coordinare le operazioni sul posto è stato il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo Paolo Guido.

Risalvato è un cognome noto nelle indagini antimafia. Errico Risalvato, che vive nella palazzina con la figlia, fu processato e assolto per mafia, ma nel 2019 fu perquisito per via della sua amicizia con Salvatore Messina Denaro, fratello del latitante.

Il fratello di Errico, Giovanni, ha finito di scontare da poco tempo una pesante condanna per mafia. È stato un fedelissimo del latitante. Lo venerava. Era disposto ad abbandonare casa e famiglia per vivere con il suo mito, Matteo.

Agli atti delle vecchie indagini c’è un’intercettazione di Giovanni Risalvato che letta alla luce di fatti di oggi è certamente suggestiva. Aveva una venerazione per il padrino. Era disposto a seguirlo ovunque pur di stargli vicino e prendersene cura. Sì doleva del fatto che lui potesse tornare a casa e trovare “un piatto di pasta” mentre il latitante era in fuga chissà dove. Ripensava con nostalgia al passato: “Chissà cosa pagherei per fumarmi un pacchetto di sigarette con lui… una volta ce ne siamo fumati una stecca”.

Personaggi noti, dunque, emergono in una storia che, dopo l’arresto del latitante, è divenuta una corsa contro il tempo.

Dopo il blitz alla clinica La Maddalena di Palermo è stata ritrovata la casa in cui Messina Denaro ha vissuto nell’ultimo periodo. Poi è toccato alla camera blindata. Ci sono altri luoghi che nascondono i segreti del latitante?


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