Miceli, il 'tradimento' della politica e la candidatura

Miceli, il ‘tradimento’ della politica e la candidatura

L'architetto che si candida a sindaco e quella foto in bianco e nero. Ieri l'incontro con Letta.
PALERMO 2022
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Chi ha ripescato questa foto dal suo archivio, e l’ha condivisa, la illustra con una breve didascalia. E’ la giunta di Leoluca Orlando all’inizio del millennio, prima che il sindaco battagliasse per la Presidenza della Regione e fosse sconfitto da Cuffaro. Ed è un’immagine che, in certe vibrazioni, comunque la si pensi, manda delle trafitture al cuore. Da destra, si coglie il dolcissimo sorriso di Alessandra Siragusa, con quella capacità che lei aveva di illuminare tutto, anche, adesso, un simile reperto in bianco e nero. Scorrendo, ecco i sorrisi e la simpatia di Elio Bonfanti e di Giovanni Ferro. Sono scomparsi tutti e tre.

Subito dietro Orlando – la cui vicenda generale, intrecciata tra le ambizioni personali e il respiro della collettività, sarà valutata, comunque, con l’unità di misura della complessità – spicca Franco Miceli che sarà il campione del centrosinistra a Palermo e che ieri ha incontrato Enrico Letta, segretario del Pd. Secondo auspici emotivamente coinvolti di alcuni, si tratterebbe quasi di un segno del destino e di una speranza in effigie. Ma chi è Franco Miceli? Probabilmente un uomo che, a un certo punto, si è sentito tradito dalla politica e ha fatto altro. Notazione a margine: nell’inquadratura di repertorio spiccano i due principali artefici dell”operazione Miceli’. L’assessore (attuale) Giusto Catania e l’assessore (di allora) Antonello Cracolici.

Quel ‘probabilmente’ che richiama il ‘tradimento’ non sappiamo in che gradazione sia esatto, ma è sicuramente verosimile nel percorso di molti che hanno frequentato le stanze della politica e poi si sono gettati a capofitto nella professione, hanno scritto libri, hanno vinto elezioni di ordini – è il caso di Miceli – tenendosi a distanza di sicurezza dal passato. Perché? Ognuno ha la sua risposta soggettiva. Ma forse c’entra qualcosa l’illusione seguita dalla delusione. L’idea di potere portare il proprio mondo di passioni in quel mondo, per trovarsi davanti all’impenetrabilità di una conservazione che ha badato, soprattutto, alle apparenze.

Franco viene da un partito, il nostro, e ha una storia politica importante – dice di lui Antonello Cracolici, uno che lo conosce bene -. Negli ultimi vent’anni, per scelta personale, ha fatto l’architetto, diventando il presidente del suo ordine, una carica prestigiosissima. Ha autorevolezza e spirito di servizio”. Una scelta personale, appunto, ma c’è da chiedersi quanto abbia contato il contesto. E quanto, senza l’esilio volontario di troppi, il tenue amarcord di Primavera che promana da una foto in bianco e nero sarebbe stato più accentuato.


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