L'ultimo viaggio Milano-Catania: lupara bianca del parente dei boss

L’ultimo viaggio Milano-Catania: la lupara bianca del parente dei boss

Come e perché sparì il "luogotenente" dei Mazzei in Lombardia

PALERMO – “Tanu u curto” arrivò in Sicilia il primo giorno di febbraio 2020. Fu l’ultimo viaggio di Gaetano Cantarella, considerato uno dei luogotenenti dei Mazzei in Lombardia (l’altro sarebbe William Cerbo. detto Scarface). Da allora si sono perse le sue tracce.

“Lupara bianca”, dicono gli investigatori. La vicenda è ricostruita nell’inchiesta sulla grande alleanza mafiosa della Procura di Milano. Settantuno anni, molte dei quali vissuti risiedendo a Cerro Maggiore nella città metropolitana di Milano, Cantarella è cugino di primo grado della moglie del boss Santo Mazzei. Nel suo passato ci sono condanne per delitti contro il patrimonio e un’assoluzione per mafia.

Quel giorno di febbraio Cantarella parte per Catania con la moglie, annotano i carabinieri del Nucleo investigativo, “a seguito di forti pressioni esercitate” da altri due presunti componenti del “Sistema mafioso lombardo”. Il giorno dopo, si danno appuntamento a Canicattì. Devono andare insieme da un avvocato per consegnare un assegno. Il 3 febbraio “u Curtu” parte alle 9:10 dal capoluogo etneo al volante della sua Fiat Panda. Il telefono aggancia la cella d’arrivo alle 11.08. Poi, il silenzio.

La scomparsa getta nel panico gli amici milanesi. Le cimici registrano frasi del tipo: “… sia ben chiaro che non è che si sono portati un cane… c’ho detto vedi che si sono portati un fratello nostro se è veramente successo qualcosa del genere…”.

“La vicenda economica sottostante agli eventi che hanno portato alla scomparsa di Gaetano Cantarella e il vincolo finanziario che lega le diverse componenti mafiose in gioco – annotano gli investigatori – sono state oggetto di ampi commenti anche nel corso del pranzo del 23 aprile 2021, presso il terreno di Giacomo Cristello (arrestato nel blitz)”. Ed ancora: “Appare chiaro come l’omicidio di Cantarella sia maturato nell’ambito dei dissidi economici sorti internamente al sistema mafioso lombardo”.

Un’intercettazione telefonica sembra confermare l’ipotesi. “Si è fottuto i soldi di là, non lo sai tu? Ti ricordi quella storia? Che ci avevano dato i soldi là? Che siamo arrivati a prendere circa quattromila, cinquemila euro a testa?”. “E ce ne dovevano circa duecento? E lui è andato a prenderseli di nascosto. Perché non lo sapevi? Di nascosto è andato, perché poi noi siamo andati, dice “vabbè, io ve li ho dati tutti i soldi…”.


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