CATANIA – Una bara bianca, piccola come quella che può accogliere il corpo di una bambina di sette mesi. Sopra ci sono un orsacchiotto vestito di rosa e la foto di Maria Rosa. Sorridente. Vivace. Ma sono i singhiozzi a rimbalzara tra le navate della Chiesa madre di Misterbianco.
È L’ultimo abbraccio prima di dire addio alla bambina che venerdì scorso è stata lanciata dal terrazzo di casa proprio dalla madre, attualmente agli arresti. “Non c’è dolore più grande di trovarsi davanti alla salma di un bambino” ha detto don Antonino Vitanza durante l’omelia. “Questa morte ci dice che dobbiamo amare noi stessi per poter amare i più piccoli. La lezione di questa bare è che dobbiamo imparare ad amare”.
L’amministrazione comunale ha fatto recapitare una ghirlanda di fiori fuori dalla Chiesa. Il vicesindaco Santi Tirendi: “Sono qui in rappresentanza del dolore della comunità. In questo momento servono preghiere e silenzio”.
A conclusione della messa la zia ha letto una lettera rivolta alla bambina: “Perdonaci se non siamo stati in grado di proteggerti”. La bara è uscita tra le braccia del padre. E tra le sue lacrime. Mentre in alto, i palloncini bianchi salivano al cielo. Intanto, anche se i contorni della vicenda sono ormai chiari, proseguono le indagini degli inquirenti che nei giorni scorsi hanno ascoltato la madre.
