Natale Giunta accusa i suoi estorsori | "Mi dissero di mettermi a posto" - Live Sicilia

Natale Giunta accusa i suoi estorsori | “Mi dissero di mettermi a posto”

Lo chef Natale Giunta

Lo chef ha testimoniato questa mattina davanti alla terza sezione del Tribunale di Palermo contro i suoi aguzzini, raccontando i dettagli delle richieste di pizzo.

il processo di palermo
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PALERMO – Il cuoco Natale Giunta ha testimoniato questa mattina davanti alla terza sezione del Tribunale di Palermo contro i suoi estorsori. Lo chef ha raccontato i dettagli delle richieste pervenute a marzo 2012 da parte degli imputati Maurizio Lucchese, che avrebbe fatto da mediatore, e Giovanni Rao, presunto autore delle richieste assieme a Antonino Ciresi (già condannato in abbreviato). “Sono stato contattato da Lucchese – ha raccontato – che conoscevo perché si occupava del noleggio delle auto per i matrimoni. Fu lui a farmi parlare con Rao e Ciresi che mi hanno intimato di mettermi a posto. La richiesta era di duemila euro a Pasqua e a Natale, la somma che serviva per ‘sostenere’ le famiglie dei detenuti”.

Per alcune settimane Rao è stato il quinto misterioso presunto estorsore dello chef che non ebbe esitazione ad accusarlo proprio come fece due mesi prima con Alfredo Perricone, Giuseppe Battaglia, Antonino Ciresi e Maurizio Lucchese. Giunta aveva descritto Rao come l’uomo di circa 40 anni, statura bassa, capelli scuri, corporatura media che il pomeriggio del 3 marzo 2012 aveva accompagnato Ciresi negli uffici di Giunta in via Enrico Albanese. Ed aveva pure cercato di stemperare le tensioni. I due erano andati a trovarlo per evitare che qualcuno decidesse di denneggiare i locali.

In aula i difensori di Rao, gli avvocati Giovanni Castronovo e Nico Riccobene, hanno contestato la credibilità di Giunta. Inanzitutto, sostenendo che il loro assistito, “alto un metro e 76 cetimetri, non si può certo ritenere di statura bassa”, e poi contestando allo chef il fatto di non avere notato e sottolineato alcuni tratti “fin troppo caratteristici” dell’imputato il giorno che sarebbe andato a chiedergli il pizzo: “Gli mancano tre denti, è strabico e non ha una falange della mano”.

Poi, sparirono. E iniziarono le intimidazioni. Fino a quando Alfredo Perricone e il geometra Giuseppe Battaglia, due incensurati, non si sarebbero presentati nel suo locale per chiedergli duemila euro a Pasqua e altrettanti Natale. Giunta decise allora di rivolgersi ad Addiopizzo. “Vogliamo cogliere l’occasione – dice in una nota l’associazione – per rivolgere l’appello a denunciare a tutti gli operatori economici che vivono ancora adesso stretti nella morsa del racket. Come accade di consueto, in prossimità delle festività di Natale, l’organizzazione criminale mafiosa ritorna a riscuotere presso diversi esercizi commerciali e imprese. Per questo motivo vogliamo invitare gli imprenditori e i commercianti a ribellarsi, a denunciare e a unirsi nelle associazioni antiracket”.


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