Ncd, la tempesta perfetta | E Angelino rimase solo - Live Sicilia

Ncd, la tempesta perfetta | E Angelino rimase solo

Angelino Alfano

La tempesta perfetta, Ncd scosso dai fortissimi venti di ribellione di coloro che non vogliono 'morire renziani', mentre Matteo si prende tutto. La spina amara di Agrigento, i confini sotto attacco, le inchieste, i sussurri... L'ex delfino di Berlusconi alle prese col naufragio, con la speranza di trovare un posto nella scialuppa di salvataggio.

La crisi di Alfano
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E alla fine Angelino rimase solo. Gli ultimi confini – le fragili trincee di un regno piccolo, il reame del Nuovo Centrodestra, sopravvissuto all’ombra di poteri più grandi – vengono fagocitati dal renzismo galoppante, da un lato. Dall’altro, un gruppo di ribelli si allontana in fretta: non vogliono morire renziani. Inchieste e malevoli sussurri falcidiano quello che resta.

Maurizio Lupi – proconsole del Nord, dato in pasto alla voracità degli alleati – è finito tra le fauci di Matteo che ne ha preteso le dimissioni con un aggrottarsi di sopracciglia. Qui si è consumata la resa definitiva: quando il socio della ditta ottiene il massimo con un bisbiglio, vuol dire che è già diventato il padrone. Giuseppe Castiglione, roccaforte del Sud per conto di Ncd, è stato sporcato dalla diceria di un’inchiesta sul ‘ Cara di Mineo’, il centro di accoglienza per richiedenti asilo.
Anche nella sua Agrigento, l’ex delfino di Berlusconi formalmente segna il passo. Le primarie più comiche del secolo sono state vinte da Silvio Alessi, tirato via dal mazzo della strana alleanza tra forzisti e democratici. Una rifrittura del p(i)atto del Nazareno all’ombra della Valle dei Templi.

I segni della disfatta appaiono evidenti. La tempesta perfetta ruggisce nell’ira di Nunzia Di Girolamo, intervistata dall’ ‘Huffington Post’, tra suggestioni di comizi e accuse durissime: “Qua si continua ad eludere la discussione sul punto di fondo: se siamo una forza di centrodestra che vuole ricostruire il centrodestra o siamo diventati una forza subalterna e irrilevante nell’ambito della coalizione di Renzi. Non possiamo essere gli scendiletto di Renzi o il partito delle poltrone di pochi da ricollocare”.

Ecco manifestarsi il mal di pancia di una inferocita una pattuglia ncidina che sottolinea, con il j’accuse di Nunzia, il punto critico: dietro questo infinito smussare gli angoli, dietro questo stare allineati e coperti al secondo banco governativo – né al primo, troppa responsabilità; né all’ultimo, protagonisti, almeno, di una vocazione ribellista – c’è un calcolo di spazi da occupare prima che sia troppo tardi. Il Titanic di ciò che resta del centrodestra si sfasci pure sugli scogli – e chissenefrega di Buttafuoco che pone addirittura il tema dell’identità – purché siano garantiti i posti sulla scialuppa.

Mentre l’iceberg fiorentino si avvicina, Angelino tenta la disperata rimonta: “Resteremo in questo governo finché si faranno le cose che diciamo noi. La ripresa non si può lasciare al Pd, anzi bisogna prendersene i meriti”. Parole che ricordano da vicino la famosa favola della mosca cocchiera che, appunto, ‘si prendeva il merito’ di avere condotto al traguardo una carrozza con sei cavalli. Una formidabile svista. L’errore comune di chi pensa che si possano governare partiti, carrozze e destini con un ronzio.


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