Negozi di abbigliamento in ginocchio: "Persa la stagione invernale" - Live Sicilia

Negozi di abbigliamento in ginocchio: “Persa la stagione invernale”

Le restrizioni per il contenimento del Covid hanno penalizzato duramente il settore in piena stagione di saldi. Le voci degli imprenditori del settore

PALERMO – “Il mese caldo dei saldi è tradizionalmente gennaio, a febbraio ormai la clientela pensa a ben altro che allo shopping invernale” Questo il laconico e ricorrente commento dei proprietari dei negozi di abbigliamento che in piana stagione di saldi invernali sono stati messi in ginocchio dalle restrizioni per il contenimento del Covid. “Abbiamo perso quasi tutta la stagione invernale – dice Mauro Leone, proprietario di Leone Store, che teme di non riuscire più a vendere la merce invernale in negozio -. Probabilmente la merce sarà venduta il prossimo anno, per quelli che riusciranno a restare aperti” aggiunge a bassa voce. La stagione dei saldi invernali è particolarmente sottotono, come avevano temuto e immaginato. I titolari dei negozi d’abbigliamento hanno assistito alla partenza degli sconti mentre le porte dei loro negozi restavano chiuse perché la Sicilia era diventata zona rossa. “La maggior parte della clientela ha acquistato online – continua il commerciante di via Roma – anche noi ci appoggiamo a una piattaforma gestita da terzi, ma abbiamo fatto il 10% delle vendite”.

La crisi da coronavirus mette in ginocchio il mondo della moda. Divieti e restrizioni fermano il commercio e qualche attività non ha più alzato la saracinesca. A Palermo, a settembre, risultavano 1300 imprese chiuse. Numeri destinati a crescere se non arriveranno aiuti concreti. Un settore che deve fare i conti con la stagionalità dei capi e che difficilmente riuscirà a recuperare le due settimane di chiusura. “Gli ordini sono fatti un anno prima – spiega Leone e la merce è rimasta invenduta. Su due negozi e 648 mila euro di perdite – aggiunge – lo Stato ci ha dato 18mila euro di ristori a fondo perduto. Chi si è difeso bene è andato sotto del 50% ma c’è chi ha fatto anche 80% in meno di vendite. È una mattanza. Abbiamo affitti, utenze, interessi bancari e altre spese da pagare”. Parla di una perdita di vendite mostruosa il commerciante palermitano che racconta anche di un’altra situazione pesante, si tratta di quella legata ai pagamenti tra aziende e fornitori. “Chi ha un rapporto fiduciario – spiega – ha potuto spostare i pagamenti ma altri no. È una situazione difficile, le aziende sono in debito con i fornitori”.

In questa cornice d’incertezza e l’urgenza di ricevere aiuti pubblici, è stato chiesto al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e all’assessore all’Economia, Gaetano Armao, di utilizzare l’esperienza di Fidimed e ConfeserFidi (i due confidi siciliani 106 vigilati da Bankitalia) nella gestione di fondi pubblici. “I due confidi siciliani sono disponibili a gestire un budget assegnato dalla Regione e finalizzato alla più rapida, efficiente ed efficace erogazione degli aiuti alle imprese in difficoltà”, dicono Confcommercio Sicilia, Confapi Sicilia, Unimpresa Sicilia e dalla Conferenza degli Ordini dei Dottori commercialisti della Sicilia che hanno presentato la proposta.

Anche se mancano dei mesi e da pochi giorni la Sicilia è passata in area arancione le previsioni di Giovanni Armetta, proprietario di un altro negozio di abbigliamento del centro città, Mosè, non sono ottimistiche. “Possiamo dire che la stagione invernale è stata di un mese e mezzo – dice – in questi giorni di apertura le vendite sono quasi pari allo zero per i negozianti, nessun incremento. Rispetto al 2019 – prosegue – siamo al 35% in meno degli incassi. La vendita online ci ha aiutato ad ammortizzare i costi ma è come se fosse una partita di giro: non ci sono utili, considerando la merce in giacenza”. Passando ai ristori, più che inadeguati sono inesistenti per il commerciante di via Mariano Stabile che ha ricevuto l’unico aiuto a giugno.

“I saldi è come se non ci fossero stati”, commenta il proprietario del negozio d’abbigliamento a due passi da piazzetta Bagnasco, Sinagra. “Non c’è movimento da saldi. Il continuo apri e chiudi non dà sicurezza alla gente che non è spronata ad acquistare. Ho ricevuto 6 mila euro per il 2020, per gennaio – conclude – non abbiamo certezze. Siamo in alto mare”. Nonostante i saldi termineranno a marzo, i commercianti non credono di riuscire a vendere la merce perché la gente difficilmente acquista un cappotto fuori dal periodo.

Dopo quindici giorni di chiusura, e a pochi dalla riapertura, le vendite stentano a decollare. I saldi quest’anno saranno un flop. “Va tutto a rilento, siamo partiti malissimo. A gennaio siamo rimasti chiusi 22 giorni su 31. La situazione è tragica. La stagione invernale è stata rovinata e lo sarà anche quella estiva perché se non sono saldati gli acquisti invernali non saranno consegnati i capi estivi”. A tirare le somme è il presidente della Federazione Italiana Moda Assoimpresa, Marco Di Giovanni che definisce una barzelletta il periodo in zona rossa. “I negozi d’abbigliamento erano chiusi mentre quelli di articoli sportivi aperti, nonostante spesso vendono gli stessi brand. A gennaio – aggiunge – ci hanno fatto chiudere e dei ristori non c’è neanche l’ombra. Il susseguirsi dei provvedimenti di restrizione ha prodotto un calo di fatturato e i sostegni sono inadeguati”. Di Giovanni li paragona a delle briciole, in proporzione alle grosse perdite gli aiuti dello Stato non coprono nemmeno il 10%. “Tutte le aziende sono in difficoltà nel pagamento dei fornitori – prosegue – abbiamo chiesto di attendere ma non credo che riusciremo a rispettare le scadenze”. In questo futuro incerto e con un orizzonte poco chiaro i commercianti cercano delle alternative per rimanere a galla, soprattutto per combattere la concorrenza del mercato online che si fa sempre più pericolosa. “Per rilanciare il commercio – conclude Di Giovanni – stiamo realizzando una piattaforma online per gli associati, in Sicilia sono più di 200, che dovrebbe essere pronta entro febbraio”.

Intanto gira in Rete l’hashtag #RiapriSicilia lanciato da Assoimpresa per far ripartire l’economia, a questo è stata associata una petizione su change.org http://chng.it/CxWw2YCH che si focalizza sulla ripartenza dell’economia, la riapertura delle scuole e la restituzione della centralità ai medici di famiglia. “C’è bisogno dell’aiuto di tutti – dice il presidente nazionale di Assoimpresa Italia, Mario Attinasi – firmiamo la petizione, auspicando un cambio culturale che possa impedire una morte economica del nostro Paese. Il 2020 per molte aziende e imprese è stato un anno catastrofico con un bilancio di 500 miliardi in meno nel volume d’affari rispetto all’anno 2019″.


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