Nella Sicilia che combatte il Covid la sanità è un cantiere aperto - Live Sicilia

Nella Sicilia che combatte il Covid la sanità è un cantiere aperto

Operai al lavoro per creare nuovi posti letto tra ritardi e disagi

PALERMO – Si potrebbe iniziare scrivendo ancora una volta del tempo sprecato tra la prima e la seconda ondata della pandemia, ma oggi conta di più sapere qual è la situazione dei posti letto in Sicilia e quando sarà completata la rete Covid.

Difficile dirlo perché gli ospedali siciliani sono un grande cantiere. Si intrecciano due piani, uno regionale e l’altro nazionale. Il primo organizzato dal presidente della Regione Nello Musumeci e dall’assessore alla Sanità Ruggero Razza (con due step fissati domani, 15 novembre, e il 30 novembre) e l’altro finanziato con i soldi dello Stato e delegato a Musumeci che per gestirne l’attuazione ha scelto il dirigente in pensione Tuccio D’Urso. Il quadro è quello di una corsa contro il tempo per allestire nuovi posti letto. In alcuni reparti il caos è inevitabile.

Ad oggi i nuovi posti letto di terapia intensiva realizzati per pazienti Covid sono 314, ma è un piano in continuo aggiornamento. Altri posti di rianimazione, ad esempio, saranno attivati entro 48 ore, così dicono dalla cabina di regia palermitana per l’emergenza guidata da Renato Costa, all’ospedale di Termini Imerese dove 8 posti sono già in funzione in intensiva e 24 ordinari Covid. Ed è proprio Costa a mantenere il cauto ottimismo – “reggiamo” – che lo accompagna da quando ha accettato l’incarico.

In base al bollettino di ieri i ricoverati in terapia intensiva sono 210 (con un incremento di cinque pazienti rispetto al giorno precedente). Ciò significa che sono rimasti liberi 114 posti. È per questo che in assessorato mantengono un atteggiamento di allerta, ma non di preoccupazione perché nel frattempo le riconversioni di altri reparti dovrebbe garantire nuovi posti letto sia in terapia intensiva e sub intensiva, che nei raparti normali Covid (allo stato i posti liberi sono 324).

Il piano regionale si incrocia con quello finanziato dallo Stato con 128 milioni di euro per altri 300 posti di terapia intensiva. Un piano ambizioso (le opere pubbliche, specie in Sicilia, hanno tradizionalmente tempi biblici) che in pochi mesi prevede la realizzazione di una quarantina di nuove strutture con due hub di riferimento al Cervello di Palermo e al San Marco a Catania.

La cabina di regia guidata da Tuccio D’Urso ha recepito i nomi delle imprese che si sono aggiudicate la gara a livello nazionale. I progetti saranno tutti esecutivi entro la prossima settimana, ma alcuni cantieri sono già partiti.

In particolare, al Policlinico di Messina e al Cervello di Palermo dove dalla cabina di regia garantiscono che i primi 22 posti di terapia intensiva saranno disponibili in tempi record (in totale al Cervello ne sono previsti una cinquantina fra terapia intensiva e terapia intensiva respiratoria). Interi reparti sono stati rasi al suolo dagli operai per essere riconvertiti. Non mancano i disagi per i pazienti trasferiti altrove, i sindacati protestano e protestano pure i pazienti, ma dall’assessorato regionale ribadiscono che a nessuno sarà negata la migliore assistenza.

Stessi tempi per l’Ospedale Civico, sempre a Palermo, dove 12 nuovi posti letto saranno realizzati nel padiglione di Medicina generale. Gli operai inizieranno a lavorare la prossima settimana anche per costruire una nuova struttura, sempre al Civico, che ospiterà un laboratorio di microbiologia per processare i tamponi con un macchinario all’avanguardia fornito dalla Protezione civile.

Nei prossimi giorni al via anche i lavori per trasformare il Centro traumatologico ortopedico di Viale del Fante, di fronte allo stadio Renzo Barbera, in un polo di infettivologia da novanta posti. Il tutto in un tempo stimato di un mese e mezzo. Il Cto sarà trasferito a Villa Sofia.

Domani in programma ci sono dei sopralluoghi propedeutici ad iniziare i lavori anche negli ospedali di Catania. Si stima che nel giro di due mesi con il piano nazionale attuato dalla Regione dovrebbe esserci la disponibilità in Sicilia di ulteriori 253 posti di terapia intensiva e 318 di sub intensiva.

Il piano è finanziato dal governo nazionale che però, fanno sapere dalla Regione, non ha ancora materialmente fornito le risorse, ma le imprese sono ugualmente al lavoro.

Così come si lavora per allestire Covid Hotel e riconvertire le residenze sanitarie per ospitare i positivi che necessitano di un basso livello di assistenza. Sono previste tre strutture ad Agrigento (già operative a Sciacca, Ribera e Canicattì), due a Caltanissetta (una attiva e un’altra in fase di ultimazione), due a Catania (operative), una a Messina (attiva), quattro a Palermo e provincia (attivi il San Paolo Hotel, uno a Borgetto e uno a Castelbuono), una a Siracusa (attiva), due nel Siracusano (una attivo a Siracusa e un’altra quasi pronta a Noto), due nell’Ennese (una attivo a Piazza Armerina, mentre un altro aprirà a Leonforte), due nel Trapanese (di cui una Rsa a Salemi).

Si lavora e nel frattempo si tiene d’occhio l’indice di contagio Rt che in Sicilia è 1,13. L’Isola è una delle cinque regioni sotto la soglia di pericolo dell’1,5. La media nazionale è scesa dall’1,7 all’1,4, ma ciò che continua a preoccupare, anche in Sicilia, sono i livelli di ospedalizzazione sia nei reparti di terapia intensiva che in quelli ordinari. Ci si avvicina alla soglia di criticità e l’unica risposta sono i nuovi posti letto.


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