Nespresso, Bialetti, Zara Home| Le griffe che scelgono Palermo - Live Sicilia

Nespresso, Bialetti, Zara Home| Le griffe che scelgono Palermo

Via Libertà, cuore commerciale di Palermo

Tra pochi giorni aprirà i battenti Zara Home nei locali prima occupati dalla storica gioielleria Fiorentino. Entro l'anno arriveranno gli store di Bialetti e Nespresso, tutti tra via Libertà e via Ruggero Settimo. Tre nomi che, in termini economici, significano investimenti per 3,5 milioni di euro e almeno una ventina di nuovi posti di lavoro.

PALERMO – Grandi marchi internazionali pronti ad aprire e a investire a Palermo, nell’asse Ruggero Settimo-Libertà, fra trattative già concluse e altre in via di definizione. Sono mesi febbrili per il capoluogo siciliano, al centro delle attenzioni di griffe e colossi del lusso che hanno deciso di puntare sulla quinta città d’Italia. Nomi di alto livello, con sedi sparse in tutto il mondo, decisi a sbarcare nel “salotto buono” della città che si conferma la meta privilegiata dei gruppi imprenditoriali di alto livello.

Sono tre i nomi che hanno già firmato i contratti di locazione: Zara Home, che prenderà il posto di Fiorentino; Bialetti, che aprirà lì dove c’era Toluian e Nespresso, che occuperà lo spazio prima riservato alla Banca del Mezzogiorno. Tutti in via Libertà e tutti con tempi brevi, anzi brevissimi: Zara aprirà i battenti nei prossimi giorni nei locali prima occupati dalla storica gioielleria Fiorentino, mentre per Bialetti e Nespresso il debutto è fissato prima di Natale.

Trattative andate in porto anche grazie alla Crisafulli consulting di Salvatore Crisafulli e del figlio Alessio, che hanno già portato in città grandi marchi come Michael Kors, Falconeri, Twinset, Harmont & Blaine, Calzedonia, Tezenis e Intimissimi (con riferimento ai punti aziendali). Tre nomi che, in termini economici, significano investimenti per 3,5 milioni di euro e almeno una ventina di nuovi posti di lavoro. Le maestranze di Zara Home lavorano praticamente giorno e notte, ma anche Bialetti e Nespresso sono pronti a spingere il piede sull’acceleratore.

“Si tratta di grandi nomi che non vogliono aprire punti vendita nei centri commerciali, ma tra via Ruggero Settimo e via Libertà – spiega Crisafulli – è questo il segmento più appetibile, anche se il problema è che il Comune non rilascia licenze per le medie strutture in centro, ovvero fino a 200 metri quadrati. Un limite che impedisce l’arrivo di altri marchi internazionali, gli unici che possono sostenere le spese di un’apertura in quest’area: l’unica soluzione è l’acquisto di una licenza a peso d’oro”.

Qualche segnale d’attenzione è arrivato anche per il tratto di via Maqueda trasformato in Ztl, ovvero dal Massimo ai Quattro Canti, ma l’entusiasmo scema facilmente non solo per i problemi relativi alle licenze ma anche per l’incertezza sul futuro della chiusura al traffico, visto che non si tratta di una vera e propria pedonalizzazione. “In tutta Italia le amministrazioni comunali si impegnano a risolvere subito questi problemi, per favorire l’arrivo di grandi gruppi che portano lavoro e prestigio – aggiunge Crisafulli – ma a Palermo è sempre tutto più difficile”. Non per questo, però, le trattative sono ferme: Calzedonia ha da poco rilevato Aimée, l’atelier per eccellenza degli abiti da sposa, e prevede l’apertura in tutta Italia di punti vendita, partendo anche da Palermo, così come sono pronte a sbarcare in città, sempre fra via Libertà e via Ruggero Settimo, Camomilla e Zuiki.

“Ci dispiace non essere stati contattati da questi grandi nomi – ribatte l’assessore alle Attività produttive Giovanna Marano – questo è un tema rispetto al quale ci stiamo cimentando su due versanti. Per primo rispondere in emergenza con soluzioni alternative già attive; per secondo predisporre modifiche al piano di programmazione urbanistica del Settore, già elaborate. E’ ovvio ricordare che anche le norme regionali sanciscono limiti e vincoli datati da superare. Gravissimo se qualcuno ne approfitta, speculando sulla vendita delle licenze a peso d’oro. E’ necessario invece, per impedire queste forme di speculazione, contattare per competenza l’assessorato allo Sviluppo Economico del Comune che fornirà risposte esaurienti”.

“Anche se al momento registriamo una forte crisi del commercio, siamo contenti del fatto che la nostra città attiri grandi marchi – dice Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo – significa che Palermo è attrattiva per i grandi marchi e, contemporaneamente, questo amplia e diversifica l’offerta commerciale della nostra città in favore dei consumatori locali e non che, così, hanno possibilità di scegliere. Insisto sul concetto di diversificare – precisa la Di Dio – perchè è importante che si riesca a far coesistere piccola, grande e media impresa, senza che l’uno schiacci l’altro. I grandi marchi hanno un certo appeal sul consumatore, ma anche i piccoli negozi presenti da tempo sul territorio, che sempre più oggi stanno specializzandosi, caratterizzano un altro tipo di offerta, più specialistica, e offrono altri tipi di servizi, incluso un rapporto interpersonale più diretto”.

(Ha collaborato Federica Virga)

LE REAZIONI
“L’arrivo di grandi marchi a Palermo è un’ottima notizia, che aiuta l’economia e dà prestigio al centro cittadino – dice il presidente di Confesercenti Mario Attinasi – specie perché non vanno nei centri commerciali. Il problema delle medie strutture è grave, avevamo avviato un dialogo con la commissione Urbanistica ma, nonostante la disponibilità del consiglio, la situazione è ancora irrisolta. Chiediamo un intervento immediato perché si rischia di penalizzare l’arrivo di aziende a Palermo”.

“L’apertura di nuove attività di livello dimostra che palermo torna appetibile per le grandi marche – dice il presidente della commissione Attività produttive Paolo Caracausi (Idv) – la mancata modifica del piano commerciale che da due anni la commissione sollecita crea non poche difficoltà alle medie strutture che vogliono aprire nuove attività in città. Se da un lato siamo soddisfatti per queste nuove aperture, dall’all’altro non possiamo non tenere conto della necessità immediata di modificare il piano e sopratutto il potenziamento degli uffici del Suap per snellire le richieste che pervengono da chi vuole investire e creare nuove opportunità di lavoro”.


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