Dopo numerosi permessi premio di cui ha goduto in questi anni in forza del suo ‘status’ di collaboratore di giustizia, Giovanni Brusca stavolta non potrà tornare ad abbracciare i suoi familiari. L’ufficio di sorveglianza di Roma ha rigettato l’ultima richiesta del boss di San Giuseppe Jato, tra gli esecutori della strage di Capaci e dell’efferato omicidio del piccolo Giuseppe Matteo, sciolto nell’acido. La Direzione nazionale antimafia ha infatti dato parere negativo alla domanda di permesso premio avanzata da Brusca dopo che la procura di Palermo lo ha indagato, nei giorni scorsi, per riciclaggio e tentata estorsione aggravata.
Accusato di aver continuato a gestire beni sottratti alla confisca attraverso intestazioni a prestanome, Brusca è detenuto nel carcere romano di Rebibbia. Mentre perquisivano la casa della moglie, Rosaria Cristiano, alla ricerca del ‘tesoro’ di Brusca, i carabinieri hanno trovato 188 mila euro in contanti, giustificati dalla donna come risparmi di una vita.