MILANO – Il procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco, che ha delegato le indagini al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf, giovedì scorso ha inviato al pg della Cassazione, in base all’articolo 54-bis del codice di procedura penale, l’atto con cui ha sollevato il conflitto tra uffici del pm, affinché chiarisca a chi spetta occuparsi della vicenda del pandoro Pink Christmas.
Ferragni, altri due casi
A questo proposito sono stati portati all’attenzione anche gli altri due casi, ossia quello delle uova di cioccolato e quello della bambola, in realtà chiamata “Mascotte Chiara Ferragni“, prodotta in collaborazione con Trudi, l’azienda friulana acquisita nel 2019 dalla Giochi Preziosi, con sede legale a Milano, e per i quali inizialmente l’ipotesi di reato era frode in commercio, poi diventata truffa aggravata.
Questione di competenza
Ora la parola passa al sostituto procuratore generale della Suprema Corte, posto che l’unica Procura ad aver sollevato la questione di competenza chiedendo gli atti relativi al pandoro è quella di Cuneo, guidata da Onelio Dodero. Da quanto si è saputo, al momento non è ancora arrivato sul tavolo dei pm milanesi l’esposto annunciato da Codacons nei giorni scorsi e relativo alla campagna del 2020 per raccogliere fondi contro il Covid attraverso una “capsule collection” a edizione limitata realizzata insieme a Oreo.
La replica dei legali
“Una volta che il Procuratore Generale presso la Cassazione avrà individuato il Pubblico Ministero territorialmente competente, chiariremo al designato magistrato ogni aspetto delle tre vicende” essendo “totalmente certi della assoluta innocenza di Chiara e che detta innocenza emergerà dalle indagini che verranno condotte”. Così in una nota gli avvocati di Chiara Ferragni, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana in merito alle notizie relative agli ulteriori filoni di indagine avviati dalla Procura di Milano. “Siamo fiduciosi del futuro confronto con l’autorità giudiziaria – proseguono i legali – e auspichiamo che il clima mediatico che ha caratterizzato sino ad oggi la vicenda si rassereni“.
Interviene il Codacons
Con la decisione di “allargare le indagini nei confronti di Chiara Ferragni anche ai casi delle uova di Pasqua ‘Dolci Preziosi’ e della bambola Trudi”, la magistratura “ha accolto in pieno gli esposti presentati dal Codacons successivamente allo scoppio dello scandalo sul pandoro Balocco”. Lo scrive l’associazione dei consumatori in una nota. Codacons spiega che “aveva depositato un esposto a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia chiedendo alla magistratura di accendere un faro anche su altre operazioni di beneficenza dell’influencer, a partire proprio dalle uova di Pasqua”. E aveva evidenziato “come si trattasse di una sponsorizzazione commerciale che avrebbe fruttato in due anni la stratosferica cifra di 1,2 milioni di euro all’influencer, a fronte di una donazione ‘elemosina’ di appena 36mila euro in favore del progetto benefico ‘I Bambini delle Fate’, per giunta eseguita dalla società Dolci Preziosi e non dalla Ferragni, senza alcuna correlazione fra le vendite delle uova e l’entità della donazione – spiega il Codacons -. La Procura ha accolto le nostre tesi estendendo le indagini per truffa aggravata, ma non basta: nell’esclusivo interesse dei consumatori chiediamo di accendere un faro su tutte le iniziative di beneficenza avviate nel corso degli ultimi anni non solo da Chiara Ferragni, ma anche dai principali influencer operanti in Italia, per capire la commissione tra rapporti commerciali e solidarietà”. In tal senso, aggiunge l’associazione, “abbiamo avviato una task force per realizzare un monitoraggio sui profili social più seguiti nel nostro Paese allo scopo di cercare collegamenti tra vendite di merci e beneficenza”.