CATANIA – Avvocato di lungo corso, Mario Brancato ha solcato le scale del palazzo di Giustizia nella qualità di testimone di Raffaele Lombardo, imputato quest’ultimo di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato.
Presidente del Maas dal maggio 2010 all’agosto 2012, Brancato era anche tra i candidati del Partito dei Siciliani alle ultime elezioni regionali. Oltre 4 mila voti per lui, che alla fine però non ce l’ha fatta. Brancato non è un volto nuovo della politica autonomista. In quota MPA è stato anche assessore comunale della seconda giunta Scapagnini.
L’obiettivo della difesa è quello di tentare di smentire la minuziosa ricostruzione del maggiore del Ros, Lucio Arcidiacono, sui rapporti tra la gestione del Mercato Agroalimentare catanese e le imprese legate a Cosa Nostra. “L’onorevole Lombardo- ha detto Brancato a Livesicilia– non ha alcun riferimento con l’assegnazione dei box, che avviene nell’anno 2009 quando presidente era l’avvocato Ingrassia, e quindi una gestione antecedente sia a quella dell’ingegnere Ragusa, sia alla mia”.
Sull’operato ai Mercati Agroalimentari, chiamato in causa dal maggiore dei Ros Lucio Arcidiacono, l’avvocato Brancato dice: “Riguarda la gestione precedente, ma non c’è nulla di irregolare. C’è stato un primo bando pubblico che è andato deserto, poi un secondo bando pubblico e poi le trattative private, con l’obbligo di trasferire dal vecchio mercato al nuovo Maas quelli che erano gli operatori dell’ortofrutta”. “Né io né il MPA -insiste Brancato- abbiamo avuto delle responsabilità nella gestione dei box, materia che risale a due anni prima della mia gestione”.
L’avvocato ricorda, inoltre, una delibera approvata nel 2002 dal Consiglio comunale di Catania. “Imponeva l’obbligo di chiusura del vecchio mercato e l’obbligo del trasferimento degli operatori”. Secondo i legali di Lombardo, inoltre, Brancato si sarebbe limitato a concedere una proroga dei contratti: “Era atto dovuto- spiega- i contratti del 2008 non furono immediatamente effettivi, perché il Maas partì nel 2010”.
Inevitabile, durante l’intervista con Brancato, una domanda sui suoi rapporti con la massoneria. “Non sono massone- dice l’avvocato- lo sono stato più dodici anni addietro. Ne sono uscito nel momento in cui ho visto cose poco chiare e ho preferito andare via”.
Poche le battute rialasciate da Raffaele Lombardo, che ha preferito lasciare la parola agli avvocati: “Quest’ulteriore verifica- ha commentato- è servita a dimostrare che non c’è stato alcun interessamento, nemmeno marginale, da parte mia in favore di alcuna ditta”. La prossima udienza è fissata per fine novembre, quando sarà chiamato a testimoniare Mariano Incarbone, imprenditore condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.