Omicidio alla Vucciria, il film dell'agguato ed è caccia ai complici

Omicidio alla Vucciria, il film dell’agguato: è caccia ai complici

Sono trascorsi 120 secondi dall'arrivo dei Romano all'esplosione dei colpi di pistola che hanno ucciso Emanuele Burgio

PALERMO – Due minuti. Sono trascorsi 120 secondi dall’arrivo dei Romano alla Vucciria all’esplosione dei colpi di pistola che hanno ucciso Emanuele Burgio. La scena è chiara – il video pubblicato da Livesicilia non lascia dubbi – ma non tutti i tasselli investigativi sono stati messi a posto. Ci sono altre responsabilità da fare emergere e per questo si continua a indagare.

Matteo Romano ha fatto fuoco con una pistola calibro 9 che, stando alle intercettazioni mentre attendeva di essere interrogato alla squadra mobile, si era procurato la sera prima. “L’ho comprata ieri sera da un tunisino, 200 euro e mi sono andato a consumare”, diceva Matteo Romano.

Anche questo elemento ha spinto il procuratore aggiunto Salvatore De Luca e i sostituti Giovanni Antoci, Federica Paiola e Gaspare Spedale a contestare l’aggravante della premeditazione.

Alla Vucciria, la notte del 31 maggio, alle 00:45, quando il coprifuoco per il Covid era fissato alle 23.00, in una strada trafficata, sono arrivati in sette. Sette uomini giunti in via dei Cassari da via dei Chiavettieri in sella a degli scooter. Anche di queste scene ci sono le immagini riprese da alcune telecamere. Gli investigatori le stanno analizzando frame per frame, centimetro per centimetro per capire se sono, come sembra, le stesse persone che hanno percorso a piedi la strada assieme alla vittima prima che venisse uccisa.

Il giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini non a caso parla di “complicità di altre persone allo stato non identificate“. Domenico Romano, fratello di Matteo e padre di Giovan Battista, ha detto che a fare fuoco è stato il fratello ma ha scagionato il figlio. Non ha spiegato, però, perché fossero andati alla Vucciria e non ha indicato i nomi delle altre quattro persone del gruppo.

Poi ha aggiunto che l’incontro con Burgio è stato casuale. Non immaginava che il fratello Matteo si fosse presentato armato anche perché, nonostante le furenti liti del passato, tutto era stato sistemato grazie all’interessamento di alcune persone. Di chi? Era stata davvero una lite per un incidente d’auto a rendere tesi i rapporti o c’è dell’altro? Emanuele Burgio, figlio del mafioso di Palermo Centro Filippo, era sotto processo per droga.

Sempre Domenico Romano è stato intercettato mentre chiedeva al fratello: “Glielo hai detto che tre anni fa ti aveva scannato a bastonate?”. “Sì, al Calamaro”, rispondeva Matteo.

All’1:08 il triage del Pronto soccorso del Policlinico ha registrato l’arrivo di Burgio, già in arresto cardiocircolatorio. All’1:30 il ventiseienne è deceduto. Nel frattempo in ospedale erano arrivati i poliziotti. Un uomo ha riferito che c’era pure lui alla Vucciria e ha visto Burgio, suo cugino, accasciarsi, ma non si è accorto di cosa fosse successo. I colpi hanno provocato il “fuggi fuggi”. Le indagini proseguono: chi sono i quattro uomini che accompagnavano i Romano alla Vucciria dove un uomo è stato freddato a colpi di pistola in una strada dove c’è un continuo viavai di gente.


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