Orlandina dalla polvere alle stelle | La Champions è il giusto suggello - Live Sicilia

Orlandina dalla polvere alle stelle | La Champions è il giusto suggello

L'annuncio dell'iscrizione in Champions League è il tassello per definire una storia meravigliosa.

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CAPO D’ORLANDO (MESSINA) – Dall’inferno al paradiso, il paradiso quello vero. E il tutto dopo aver effettuato lo stesso percorso già una volta, prima di dover ricominciare tutto da capo. L’Orlandina Basket può finalmente toccare il cielo con un dito – o forse qualcosa di più – dopo aver vissuto altre avventure straordinarie, e l’annuncio arrivato nella giornata di mercoledì con l’iscrizione al turno preliminare di Champions League è il premio per chi non ha mai mollato, continuando a vivere di basket e soltanto di basket. Una realtà vista inizialmente con simpatia, con molta leggerezza e con una buona dose di scetticismo. Non erano in molti a pensare che una realtà di appena 13mila anime potesse fare pallacanestro a certi livelli, e perdipiù per un lasso di tempo non certo ridotto. Eppure, dopo due campionati nella massima serie in cui è arrivata la salvezza con una certa tranquillità e con diversi turni di anticipo, la stagione appena conclusa ha portato al suggello che tutta la piazza di Capo d’Orlando meritava, ovvero la prima qualificazione ad una coppa europea nella storia del club, e più in generale di una squadra di basket maschile siciliana.

Se lo merita in particolare la famiglia Sindoni, nelle persone di Enzo e Giuseppe, rispettivamente l’uomo che ha allestito tutto questo dopo quanto è accaduto nove anni fa, e il ragazzo che ha messo tutta la sua passione per il basket e la dedizione al lavoro, diventando a sua volta uomo per rendere concreti – sotto forma di un’opera di scouting forse unica in tutta Italia – i sogni del padre. Così, la Betaland Capo d’Orlando ha cancellato come d’incanto l’amarezza per gli episodi del 2008, quando il mancato saldo del debito nei confronti dell’Enpals aveva reso vana una annata straordinaria. Anche in quel caso arrivò la qualificazione alla Final Eight di coppa Italia, e anche in quel caso il passaggio in semifinale fu davvero ad un passo, con la Angelico Biella che vinse al fotofinish. E sempre in quella stagione l’Orlandina Basket giocò i suoi primi playoff in assoluto, venendo eliminata dalla Scandone Avellino con un secco 3-0. Era la Pierrel del primo Drake Diener – andato via a metà campionato per assecondare i sogni tricolori con Siena – e dell’ultimo Gianmarco Pozzecco. Il playmaker più pazzo del basket italiano, che a Capo d’Orlando volle chiudere la sua carriera da giocatore, e che in terra paladina avrebbe iniziato quella da head coach.

Proprio da Pozzecco passò parte del processo di rinascita dell’Orlandina Basket, costretta a ripartire dalla serie C esattamente com’era accaduto all’inizio dell’avventura da patron di Sindoni. Allora, nel 1996, si partì dalla serie C2 e nel giro di nove anni arrivò la prima storica promozione in serie A, al termine di un campionato cadetto letteralmente dominato. Questa volta, la formazione biancoblu ci avrebbe messo appena cinque anni per effettuare il grande salto nell’Olimpo del basket, con una piccola agevolazione data dalla riforma dei campionati: per capirci, non bisognava passare attraverso C2 e B2, ma direttamente dalla C alla B e dalla B alla A2. Ma il lavoro fatto dall’Orlandina fu comunque straordinario: serie C dominata nel 2010, un anno dopo si concluse la meravigliosa cavalcata nella terza serie del basket nazionale. Poi un anno di transizione in A2 prima di tentare la caccia grossa alla promozione in serie A: la carica di Pozzecco, i canestri di Mays e Archie ma anche la cocente sconfitta in finale contro Trento. Una delulsione calmierata dal ripescaggio nella massima serie, a quel punto lo spettacolo poteva andare nuovamente in onda. Due salvezze arrivate con comodo, prima dell’exploit, inaspettato e meritato al tempo stesso.

Alle spalle del successo dell’Orlandina Basket c’è dunque tanta passione, tanta abnegazione da parte di chi ha potuto contribuire alla costruzione di questa splendida cavalcata, nonostante fosse necessario rifarla praticamente da capo. E chissà cosa sarebbe potuto accadere se fosse stato saldato il debito nei confronti dell’Enpals, e dunque se l’allora Pierrel Capo d’Orlando avesse potuto disputare la sua prima coppa europea della storia, nello specifico la Eurocup, con giocatori di grande livello come Tyus Edney, Drake Diener, Adam Wojcik e Nik Caner-Medley. Una situazione che si è potuta ricreare nove anni dopo, con grandi sacrifici ma senza mai perdere la speranza. E senza stare a sentire chiunque non credesse che un miracolo del genere potesse accadere. Perchè la magia di Capo d’Orlando è tale da far ricredere anche chi dava la Betaland come principale candidata alla retrocessione ai nastri di partenza della stagione appena conclusa. Ma non c’è tempo per prendersi delle rivincite o per provare rivalsa. C’è tempo solo per godersi il miracolo e per pensare a costruire una squadra valida. In fondo, il sogno è appena cominciato ed è in pieno svolgimento, nonostante ci siano voluti nove anni per realizzarlo.


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