Orlando contro i pidini | Il gazebo della discordia - Live Sicilia

Orlando contro i pidini | Il gazebo della discordia

E' la solita (vecchissima) di due realtà che non si amano, che non si sono mai amate e che non si ameranno mai.

PALERMO- Non si amano. Non si sono mai amati. Non si ameranno mai. Il Pd (già Pds e Ds), nel senso del centrosinistra post comunista, in larghissima misura non sopporta Orlando, probabilmente perché lo vede come un usurpatore. Orlando non sopporta costoro in blocco e fa notare a ogni piè sospinto che, almeno, lui qualche elezione la vince. Così, capita che il gazebo in cui il sindaco di Palermo ha votato per le primarie sia diventato l’epicentro di un piccolo psicodramma.

Premessa: già in mattinata, nella domenica del rito pidino che monda da ogni peccato con la rappresentazione della democrazia partecipata, il sinnacollanno aveva cannoneggiato con sottile perfidia. Ecco la sua nota: “”Gli apparati si autoconservano e gli elettori disertano le primarie del Pd. Davanti i gazebo delle primarie oggi in Sicilia appaiono lontane anni luce le file di elettori del centro sinistra convinti appena poche settimane fa che potesse il Pd essere il riferimento per la costruzione di un campo largo, al di là di logiche di casta e di apparati. La confusione politica nazionale in Sicilia si somma al permanere di una dirigenza che da oltre 10 anni pur di conservare scampoli di potere ha condannato il centro sinistra alla sistematica sconfitta elettorale. In queste condizioni il Pd ha scoraggiato cinicamente e scientificamente la partecipazione di iscritti e non iscritti. Si sta compromettendo il ruolo che il Pd dovrebbe svolgere di riferimento ad una area larga che chiede una alternativa ad anni di cattiva politica e soffocanti inciuci”. Per dirla in nostrano: una timpulata avrebbe fatto meno scruscio.

Una volta al gazebo, Orlando ha rincarato la dose: “Sono grato ai tanti volontari del seggio in piazza don Bosco che nel pomeriggio mi hanno accolto con simpatia, chiedendomi affettuosamente decine di foto ricordo. Dieci minuti durante i quali sono rimasto unico elettore nel seggio”. Tradotto: io sono un politico riconoscibile. Si fanno pure le foto con me. E voi chi siete, considerato che nessuno vi calcola?

Ce n’era abbastanza per irritare quella porzione ampia di Pd (già Ds e Pds) che vede Orlando come il fumo negli occhi, il diavolo nei gazebo. E così su facebook è scoppiata la polemica. Liliana Billitteri, candidata all’assemblea democratica, ha chiosato sul suo profilo: “Lo dico con chiarezza: se fossi stata presidente di seggio a piazza Don Bosco, Leoluca Orlando non avrebbe votato!”. Risposta piccata di Francesco Bertolino: “Certo che paragonare Leoluca Orlando come un iscritto di Forza Italia o di Ncd mi sembra esagerato un po’… Come mai non vi indignate quando arrivano le truppe di gente che non sa cosa sia il Pd semplicemente perché ‘pilotata’ (per essere generosi) da candidati alle primarie? …e oggi vi stupite che uno dei fondatori dell’Ulivo e dirigente della Margherita abbia votato?!”. Da qui una cascata di commenti pro e contro (soprattutto contro Leoluca, ma i pidini giocavano in casa), il sintomo di un vecchio malessere che si rammenta almeno dai tempi del famoso slogan – chi ricorda? – sull’”Orlando sì, Orlando no” che riecheggiava nelle stanze del palazzaccio di corso Calatafimi. Solo che i volti degli esecrandi cambiano. Liliana Billitteri è l’ultima polemista di una lunga serie. Leoluca Orlando, invece, è sempre lì. Chiunque può giudicare – tra l’elogio della tradizione e l’enfasi rottamatrice – chi se la passa peggio.

 

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