Blitz antimafia tra Palermo e Trapani, padrini e imprenditori insieme

Padrini e imprenditori insieme per recuperare il tesoro della mafia VIDEO

Nomi e retroscena del blitz fra Palermo e Trapani

PALERMO – Tutti insieme con un unico obiettivo: fare soldi o ripulirli. Sono undici le persone arrestate nel blitz dei carabinieri, altre dodici sono indagate a piede libero. L’elenco si apre con Salvatore e Andrea Angelo, 75 e 45 anni (il primo è finito ai domiciliari, il secondo in carcere). Cognome storico nella mafia di Salemi, da sempre legati a Matteo Messina Denaro.

Il business del riciclaggio

Sarebbero gli artefici di un grosso giro di riciclaggio che avrebbe interessato anche la famiglia mafiosa palermitana di Partanna Mondello, guidata da Michele Micalizzi, genero di Rosario Riccobono. A mediare sarebbe stato Michele Mondino, palermitano di 80 anni (arresti domiciliari), altra vecchia conoscenza delle forze dell’ordine.

Micalizzi e Salvatore Marsalone, 71 enne trafficante di droga, un tempo fedelissimo di Stefano Bontade, volevano recuperare 12 milioni di euro da un conto aperto alla Deutsche Bank di Francoforte. Micalizzi, dopo avere trascorso 20 anni in carcere e prima di tornare in cella due anni fa, si è dato un gran da fare grazie a contatti con stimati professionisti.

I vecchi padrini si fanno in quattro per salvare i patrimoni ancora nascosti. Nell’operazione di riciclaggio sarebbe entrato in gioco un esperto chiamato da Angelo, Giuseppe Burrafato (indagato a piede libero). In ballo c’erano altre due operazioni per fare rientrare altri 40 milioni in Italia.

“Noi abbiamo il nulla osta”

Burrafato avrebbe anche incontrato nel 2020 Paolo Nirta, esponente dell’omonima famiglia della ‘ndrangheta. In ballo c’era la possibilità di cambiare un ingente quantitativo di vecchie lire. “Noi abbiamo un nulla osta a 360 gradi – diceva Andrea Angelo –. Noi possiamo stare a Palermo, a Trapani, ad Agrigento, Catania, Enna, Caltanissetta, ovunque. Gli altri hanno problemi a muoversi, noi non abbiamo problemi, abbiamo il nulla osta”.

Fra gli affari ricostruiti dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Pierangelo Padova, Gianluca De Leo e Bruno Brucoli ce n’è uno sfumato in dirittura di arrivo. Volevano acquisire una sfilza di supermercati a marchio Coop nella Sicilia occidentale.

Si sarebbero serviti di Leonardo e Francesco Paolo Palmeri, palermitani di 66 e 62 anni, titolari della società “Grande distribuzione Sicilia srl”. Nell’ombra avrebbero lavorato Bartolomeo Anzalone, 60 anni di Palermo, Antonio Vincenzo Lo Piccolo, 62 anni di Carini (tutti e quattro finiti in carcere).

Arresti domiciliari per Elisabetta Bonsignore, palermitana, 60 anni, amministratrice della società “Sea, società elettrica di Favignana”. Avrebbe ricevuto o accettato la promessa di denaro in cambio dell’assegnazione di alcune commesse. Il gruppo guidato dagli Angelo avrebbe messo le mani sulla realizzazione di alcuni importanti lavori aggiudicati dalla Omnia del mazarese Antonino Putaggio , 67 anni (domiciliari).

Arresti in casa anche per Natale e Giovanni Onofrio Beltrallo, di 30 e 57 anni (il primo ai domiciliari e il secondo in carcere) della Fb Transport che sarebbe favorito nel servizio di trasporto del carburante che serve per fare funzionare la centrale termoelettrica.


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