Palazzo di cemento: l'ascensore si rompe, disabili bloccati in casa - Live Sicilia

Palazzo di cemento: l’ascensore si rompe, disabili bloccati in casa

Le storie raccolte a Librino FOTO

CATANIA – “Siamo poveri e a volte si pensa che la povertà vada a braccetto con l’ignoranza. Io ho la terza media, ma non mi sento ignorante: di essere preso in giro non ne posso più“. Un ascensore è stato riparato, l’altro resta rotto. E alla Torre Leone, l’ex Palazzo di Cemento, le 96 famiglie che vivono negli alloggi popolari, condividono l’unico che c’è con una certa apprensione: “E se si ferma, di nuovo?“.

Com’è successo sabato, quando tre persone sono rimaste bloccate dentro e per tirarle fuori sono dovuti intervenire i vigili del fuoco, che hanno dovuto buttare giù un muro di mattoni per salvare i tre uomini. “E se succede quando dentro ci sono io?”, domanda Rita Di Mauro, costretta su una sedia a rotelle da una malattia invalidante.

Il sopralluogo del sindaco e dell’assessore

Ieri mattina, il sindaco Enrico Trantino e l’assessore alle Manutenzioni Giovanni Petralia sono andati in sopralluogo. “Il sindaco era infuriato, ha detto che vuole andare fino in fondo a questa storia – dice il primo residente – Ma quando ci hanno dato le chiavi lui non era assessore ai Lavori pubblici? Non lo sapeva che qui era tutto un problema? E pensare che io il voto gliel’ho pure dato”.

La questione è molto semplice: due ascensori sono al servizio delle 96 famiglie che, in qualche caso dopo molti anni di attesa, hanno ottenuto una casa di edilizia pubblica in viale Moncada, a Librino. L’ex Palazzo di Cemento, noto per essere la roccaforte dello spaccio di droga della famiglia Arena, doveva essere uno dei simboli del riscatto del quartiere. Con la sua facciata tinta di arcobaleno e la scritta poetica di un writer salvata apposta dalla tinteggiatura, per lasciare a Librino un poco di poesia: “«È impossibile», disse l’orgoglio; «È rischioso», disse l’esperienza; «È senza senso», disse l’intelligenza; «Proviamoci», disse l’amore”. Adesso, quella scritta rimasta ancora pulita, si trova a una decina di metri dalla fogna all’aperto per un errore di progettazione dell’immobile.

Gli ascensori a singhiozzo

“La fogna in quel modo lì, e gli ascensori che si rompono di continuo. E nessuno che vuole venire a ripararli”, dice Salvatore Giuffrida, uno dei residenti del palazzo. “Ci abbiamo provato a chiamare la ditta, ma nessuno accetta di venire qua a fare i lavori“, racconta. E perché? “Noi non lo sappiamo, ma secondo lei perché?”. “Perché siamo a Librino e ci trattano come animali, come sempre”, è la risposta che arriva da una donna che scende le scale con un bambino in braccio.

“Io sono appena tornata dopo tre giorni. Sono andata a stare da mia mamma”, dice a LiveSicilia Simona Giordano. “Ho due figli piccoli e mia figlia maggiore incinta – continua – Abitiamo all’undicesimo piano. Se dentro all’ascensore ci fosse stata lei? O se ci fossero stati i bambini? Ogni tanto li facevo scendere anche da soli, ma adesso non me la sento più. Qualcuno poteva morire là dentro. Tre ore dentro a un ascensore si possono sopportare? Noi sono tre anni che parliamo con i giornalisti, spieghiamo, chiediamo aiuto al Comune, ma non succede niente. Non sono arrabbiata, sono stanca”.

E adesso che uno è stato riparato e il buco nel muro coperto, di ascensore rotto resta il secondo. Così l’unico funzionante fa avanti e indietro tra un piano e l’altro. Dall’undicesimo piano, affinché arrivi, ci vogliono dodici minuti. Cronometrati. Non perché sia lento, semplicemente molto affollato. “Questo qui è quello che è rimasto rotto per due settimane, fino a stamattina. Guardi come resta la porta”. Un po’ aperta in basso, si vedono i piani scorrere uno dopo l’altro. “Quanto ci vorrà perché si rompa di nuovo?“, prosegue Giuffrida.

La storia della signora Rita

“Sulla carta, il mio è un primo piano. Nei fatti, però, è il terzo”. La signora Rita di Mauro abita con i figli in una delle case più grandi, subito sopra ai due piani dentro ai quali dovrebbero nascere degli uffici e che, per il momento, sono murati. Quattro vani. Un ampio salotto con la cucina e poi le camere da letto. Ma un disimpegno troppo stretto perché lei riesca a passarci con la sua sedia a rotelle elettrica. Così quando entra a casa deve passare dalla sedia che le permette l’indipendenza a quella più piccola, e leggera, che qualcuno deve spingere per lei quando lei non ce la fa.

Ha una malattia che le impedisce molti movimenti e per mostrarmi la camera da letto, dove non riesce a girarsi, rimane incastrata e deve fare più di una manovra. “Sabato, quando si è rotto l’ascensore, io ero appena tornata a casa”, ricorda. “Anche dopo che i vigili del fuoco sono riusciti a salvare i tre uomini che erano chiusi dentro, io non volevo rientrare. I pompieri si offrivano di aiutarmi, e io rispondevo: «Mi state mettendo agli arresti domiciliari»?”. Perché senza l’ascensore lei di casa non può uscire nemmeno per andare a fare la spesa.

“Mi hanno convinta. Mi hanno presa in quattro e mi hanno portata su a piedi per tre piani di scale. Avevo anche paura di lasciare la mia sedia a rotelle elettrica incustodita all’ingresso. Una volta, in un’altra casa, me l’hanno rubata – aggiunge – e per avere diritto a un’altra è stato molto complicato. Quella sedia, per me, è la vita”. Da sabato a questa mattina, la signora Di Mauro non si è mossa dal suo appartamento. “E anche adesso ho paura a usare l’ascensore. Lo vedo che non funziona bene, danno sempre un sacco di problemi”. Disagi raccontati dagli avvisi scritti a penna e affissi davanti alle porte scorrevoli. “È vietato salire più di quattro persone per evitare che si guasta“, dice un foglio al 14esimo piano.

La replica dell’assessore Petralia

“Stamattina ho seguito i lavori. Domani, al massimo dopodomani, sarà ripristinato anche il secondo ascensore“, afferma a LiveSicilia l’assessore alle Manutenzioni Giovanni Petralia. “Io non penso che ci siano errori di progettazione anche sugli ascensori – commenta – Molti mi dicono che i bambini che vivono nel palazzo li usano per giocare. Mi hanno raccontato che li chiamano centinaia di volte tra un piano e l’altro ed è normale che, usati così, si rompano più spesso”.

Il fatto, insomma, non è che siano sottodimensionati per la mole di persone che vive in quel palazzo. “Magari bisogna solo fare più attenzione ed evitare di chiamarli a ripetizione. Io c’ero quando sono stati consegnati gli alloggi, ero consigliere comunale”, ricorda. Era l’11 gennaio 2021. Sono passati due anni e mezzo. “Ai tempi, era una struttura dignitosa – afferma ancora Petralia – Però è mancata l’organizzazione da parte dei residenti. Non si sono costituiti in un condominio, non si sono occupati dell’ordinaria manutenzione di questi strumenti. Noi stiamo facendo il possibile e con grande rapidità. Ma naturalmente lì bisogna che si organizzino dall’interno del palazzo“, conclude.


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