Il medico 'spiato' durante le elezioni: "Mi candido con Totò"

Il medico ‘spiato’ durante le elezioni: “Mi candido con Totò”

Agostino Genova, eletto al Comune di Palermo nel 2012, l'anno scorso non ce la fece. E sperava nelle Regionali

PALERMO – C’erano anche i voti nel presunto patto corruttivo fra il medico Agostino Genova e coloro che gli chiedevano favori per il riconoscimento delle invalidità. Il coordinatore dell’ufficio “Invalidi civili” dell’Asp di Palermo era ossessionato dal risultato elettorale. Le urne non lo premiarono nella corsa al Consiglio comunale di Palermo. Candidato nella nuova Democrazia cristiana di Totò Cuffarò raccolse 528 voti alle elezioni di giugno 2022. Se ne aspettava di più, e nelle intercettazioni c’era la sua aspirazione ad una candidatura alle successive regionali di settembre. Candidatura che non arrivò. Tre mesi dopo, a dicembre, Genova entrò in giunta, in quota nuova Dc, a Partinico.

Stamani il partito di Cuffaro lo ha subito sospeso, mentre l’Asp annuncia che si costituirà parte civile in un eventuale processo. In una nota l’azienda si definisce “disgustata per le intercettazioni”. Genova ha sempre avuto la passione della politica. Consigliere comunale eletto dal 2007 al 2012 a Palermo con il Movimento per l’autonomia, entrò a far parte di un nuovo gruppo chiamato “Pdl Palermo”. Alle Regionali dello stesso anno si candidò con l’Udc. Raccolse 1.311 voti, pochi per un seggio a Palazzo dei Normanni.

Virus nel cellulare durante le elezioni

Il cellulare del medico finito ai domiciliari per corruzione assieme ad altre cinque persone era spiato con il virus Trojan durante la campagna elettorale. Il 20 marzo predicava prudenza a Piera Di Fiore, collaboratrice di un Caf di San Giuseppe Jato che affidava a Genova le sue pratiche: “… ma tu non mi devi scrivere più nulla… ma tu hai capito dove mi sto candidando io in quale partito?… e lo hai capito che non mi puoi scrivere più”. Riteneva che il partito di Cuffaro attirasse più attenzioni di altri. Una parte dei dialoghi sono coperti da omissis.

“Mi candido con lo zio Totò”

Il 19 aprile un imprenditore gli chiese un favore per la pratica della madre. Genova si mise a disposizione: “… e allora chiudiamo sta cosa… vediamo quando può venire…”. E poi cercò di andare all’incasso: “io mi candido al consiglio comunale… lei non è obbligato… se non le piace… c’è lo zio Totò… lo zio Totò Cuffaro …”. L’imprenditore mise in chiaro la sua disponibilità: “E io le dico a lei quanti voti gli sto dando… lei mi deve dare i facsimile e lei già sa che in quel seggio ci sono… ma non per telefono”.

“Io gestisco potere”

Genova, ingolosito, forzava la mano: “Le dico una cosa… lei sta capendo che io gestisco potere… dietro di me ci sono soldi… io sono della commissione ciechi pure… commissione sordo muti… omissis… quindi dove mi muovo ci sono soldi non ci prendiamo per il culo… quindi può succedere che gente che magari io ho aiutato… usiamo sto termine… a bello cuore ti possono pure prendere in giro e ti vendono per una manciata di cala come si dice in siciliano… allora siccome lo prenderò molti voti … parliamoci chiaro, mooolti voti… io voglio capire … perché poi tutti salgono sul carro dei vincitori… arrivi tu Enzo… che non mi hai dato un voto poi vieni… dici io ti ho dato cinquanta voti io ora… visto che tu hai questo potere che fai mi dai questo mi dai questo… allora io vedo e controllo prima… a melo dici… io già ho fatto il consigliere comunale quando c’era Diego Cammarata… dal 2007 al 2012 …”.

La “minaccia” di un medico

Spesso erano gli altri a cercarlo per stuzzicare il suo interesse. Il 26 aprile ancora Di Fiore: “… io ti devo parlare personalmente perché dobbiamo fare una cosa… ho tanti voti per te e te lo giuro su mia madre… cinquecento voti ci sono per te”. Il primo di maggio del 2022 il medico Rosario Cammalleri, considerato uno dei principali complici di Genova, non fu tenero. Dopo avere ricevuto in una chat elettorale un messaggio non gradito dal dirigente dell’Asp e presidente di una delle commissioni di invalidità, Cammalleri prese il telefono e lo rimproverò: “Tu dal mese di dicembre che tu non mi approvi più niente e mi pigli per il culo, a me per il culo per il culo non mi pigli, io ti ho creato e io ti distruggerò… vai tranquillo”. Frase che farebbe emergere addirittura un ruolo subalterno di Genova rispetto a Cammalleri: “Tu mi devi pratiche approvate io non voglio chiacchiere”. Il dipendente dell’Azienda sanitaria provinciale provava a tenere botta: “Io di fatti parlo”. Risposta: “Allora portami le pratiche approvate, non mi pigliare per il culo, io non sono uno che tu puoi ricattare.

Il dopo voto

Il 14 giugno 2022, giorno in cui si seppe della mancata elezione, Cammalleri chiedeva alla sua collaboratrice Tiziana Guadalupi di preparare immediatamente dieci pratiche. Genova gli aveva fatto sapere “che lunedì siano di nuovo in servizio”. Genova aveva ripreso il vecchio lavoro che, così scrive il Gip Ermelinda Marfia, lo ha reso “una vera e propria macchina da soldi, costruendo un meccanismo perfettamente oliato ed efficiente e stabilendo delle vere e proprie tariffe per la conclusione delle singole pratiche”.

Voleva riprovarci alle Regionali

Le cose andarono male. Non bastarono 528 voti per farsi eleggere, ma Genova pensava alle regionali di settembre. Il 17 giugno 2022 chiedeva a un “cliente”: “Ti volevo fare una domanda secca… risposta sincera… se io dovessi decidere di candidarmi alle regionali… tu nella tua zona hai già preso impegni o mi daresti un aiuto in funzione del rapporto che abbiamo creato noi due”. La risposta fu incoraggiante: “Possiamo disturbare qualche amico… fratello lio quelli che posso disturbare e mi dicono sì te li posso fare conoscere”. Genova faceva i conti: “… cinquanta voti a paese li potresti prendere per me penso”.

ll 4 luglio diceva a Di Fiore collaboratrice di una Caf: “… lo vedi tu… poi noi al più presto in settimana ci vediamo che dobbiamo parlare delle elezioni provincia… e regionali… di presenza… seicento voti li ho presi, però dovevo prenderne mille e duecento almeno”. La richiesta di candidatura non arrivò. Arrivò quella di fare l’assessore al Comune di Partinico. Nel frattempo pensava in grande: “Io mi voglio dedicare alla politica, io devo andare a fare il senatore della Repubblica l’anno prossimo”.


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