Chinnici: 'Una donna per Palermo, mi candido solo se...'

Chinnici: ‘Una donna per Palermo, mi candido solo se…’

La proposta di candidatura e la risposta della consigliera.

Buongiorno, consigliera Valentina Chinnici, disturbiamo? Cosa sta facendo?
“E’ ora di pranzo, cucino un risotto con i funghi per le mie figlie”.

Appetibile. E la sua candidatura a sindaco di Palermo di qualche giorno fa: quella proposta dai sottoscrittori di un appello con tanto di firme? Altrettanto appetibile?
“Francamente non me l’aspettavo. Sapevo che ero nei loro pensieri, l’avevo sentito dire. Ma non pensavo a una formalizzazione”.

Lei si candida?
“A me piace che la società civile batta, finalmente, un colpo, visto che non è stata interpellata e, con la scusa delle elezioni del Presidente della Repubblica, si sono sprecate le primarie”.

Ma lei si candida o no?
“Molte persone me lo chiedono”.

E lei che risponde?
“Che non servono personalismi, nessuno può candidarsi da solo e io non mi candiderei mai da sola. C’è una coalizione. Se il mio nome fosse riconosciuto, dall’intera coalizione di centrosinistra, come elemento di unione, allora sì, ci sarebbero le condizioni”.

Che ne pensa di una classe dirigente che ha prodotto lo sfascio di Palermo?
“Dire che l’attuale classe dirigente sia l’unica responsabile dello sfascio di Palermo è un’idea sproporzionata, ingiusta. Questa città ha problemi atavici, acuiti dalla penuria di risorse che strangolano gli enti locali”.

Morale della tristissima favola?
“Nessun sindaco può farcela da solo. Nessuno può amministrare una metropoli dove appena il cinquanta per cento dei cittadini paga le tasse”.

Palermo è perduta?
“No, Palermo non è perduta. I fondi del Pnrr saranno una occasione irripetibile. Ma ci vogliono uno sforzo collettivo e una nuova consapevolezza”.

Quale consapevolezza?
“Non è fruttuoso lo schema dell’uomo o della donna soli al comando”.

E una donna, debitamente sostenuta?
“Una leadership femminile può essere il collettore di sensibilità, di solidarietà e e di svolte. E mi permetta di coinvolgere il Pd in una riflessione”.

Prego.
“Il Pd dovrebbe ricordarsi che rappresenta la saldatura tra Pio La Torre e Piersanti Mattarella. Il meglio che c’è. Se non fa questo, non è il Pd”.


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