Palermo, "aggressioni nelle carceri": interviene la Camera penale - Live Sicilia

Palermo, “aggressioni nelle carceri”: interviene la Camera penale

L'avvocato Anthony De Lisi
La denuncia anche della Uil polizia
L'INTERVENTO
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PALERMO – “C’è un malessere che affligge già da tempo la situazione carceraria per la cui risoluzione
servono urgenti interventi legislativi”: ad affermarlo è Anthony De Lisi, presidente della commissioni “Diritti civili e carceri” della Camera penale di Palermo.

Per prima cosa da De Lisi condanna “ogni forma di violenza, soprattutto all’interno delle carceri” e manifesta la “nostra vicinanza all’operatore di polizia penitenziaria aggredito da un detenuto”. L’episodio è avvenuto alcuni giorni fa nel carcere Pagliarelli di Palermo.

“All’operatore di polizia penitenziaria auguriamo una pronta e completa guarigione – spiega De Lisi – . La nostra Commissione intende farsi promotrice dell’istituzione di un tavolo tecnico permanente in cui i
penalisti palermitani, unitamente a tutti i soggetti interessati, possano essere costruttori di iniziative di
indirizzo anche legislativo. In tale ottica la Commissione a brevissimo si attiverà per il coinvolgimento del magistrato di sorveglianza, dell’UEPE, delle Direzioni carcerarie, degli agenti di polizia penitenziaria, di operatori sociali del settore, il Garante per i detenuti e quanti vorranno fattivamente contribuire.

Sulla vicenda interviene anche Giovanni Assenzio, segretario provinciale Uil polizia Palermo: “La grave situazione relativa alle aggressioni nelle carceri in danno della polizia penitenziaria, richiede un intervento deciso ormai inderogabile”. La Uil polizia Palermo denuncia come più strutture carcerarie della Sicilia sono state coinvolte dall’inizio dell’anno con oltre 40 aggressioni in danno della polizia penitenziaria.

“La professionalità della polizia penitenziaria regge a una situazione prossima all’invivibilità e che si rappresenta in tutta evidenza anche nel numero di aggressioni che vengono registrate in danno dei suoi operatori. Occorrono –conclude Assenzio – più uomini e mezzi oltre che maggiori risorse alle accresciute esigenze degli istituti di pena” .

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