PALERMO – “Non volevamo venire qui, Palermo non merita il nostro film”. Le parole sono quelle di Mirian Rizzo, co-sceneggiatrice del film premiato a Venezia “E’ stato il figlio”, di Daniele Ciprì, al termine della conferenza stampa di presentazione della pellicola. Seguono altre affermazioni amare dello stesso Ciprì, che sottolinea la sua esigenza di dover lasciare la città per poter fare serenamente il suo lavoro. E scoppia la polemica.
Ma a parlare con Daniele, così come abbiamo fatto noi, a tu per tu, tra una sigaretta umida di pioggia e uno scatto fotografico, si intuisce che la sua amarezza è quella di chi ha sofferto. Palermo è come una donna amata alla follia ma perduta. Palermo da amare e da dimenticare, quindi. Forse da evocare, come ha detto lo stesso regista, commentando la sua scelta di girare il film in Puglia. Ma non è una evocazione per immagini. La fotografia de “E’ stato il figlio”, splendida in verità, non restituisce Palermo. Esibisce la povertà, l’angoscia, l’ignoranza, la disperazione. Ma Palermo è lontana, forse cartolina, forse solo ricordo del cuore per Ciprì. Il ricordo di un distacco voluto, trasfigurato in qualcos’altro, né migliore né peggiore della realtà. Di tutto questo, in verità, non gliene si può fare nemmeno una colpa. “Palermo non merita il nostro film”. La Sicilia Film Commission sta approvando soltanto adesso i finanziamenti per i soggetti presentati tre anni fa, a fronte della Apulia Film Commission che, al contrario, non ha perso un attimo per sostenere questo grande progetto che porta la prestigiosa firma di Roberto Alajmo, oltre a quelle già citate.
Palermo amara, dunque. E sarebbe stato interessante, dopo la proiezione dell’anteprima, sapere cosa ne pensa di tutto questo uno dei gli ospiti più in vista della serata, il sindaco. Sarebbe stato bello questo confronto con l’amarezza di chi ha dovuto cercato serenità nell’altrove, ma non ce n’è stata l’opportunità o il tempo o la voglia, chissà. Perché anche se Ciprì è cambiato e si è trasformato dopo la scissione della coppia artistica per lungo tempo formata con Maresco, ai colpi di coda (così come a quelli di genio) non ha evidentemente rinunciato.