PALERMO – Una, due, tre… ci sono dieci ambulanze in fila. Il Covid esiste davvero. Non è una invenzione di medici complottisti o affaristi della sanità. E neppure di giornalisti mistificatori della realtà. Dopo due anni non si dovrebbe perder tempo a spiegare l’ovvio, dovrebbero bastare le immagini e le storie di una mattinata di super lavoro all’ospedale Cervello di Palermo.
Dentro le ambulanze ci sono uomini e donne che soffrono. I parenti chiedono notizie dei propri cari. Due persone, sono fratello e sorella, si avvicinano con prudenza e discrezione ai sanitari. “La mamma come sta?”; “Ha la febbre molto alta, dovevate venire prima”.
L’ambulanza è la numero sette nel serpentone che arriva alla fine della rampa che conduce al pronto soccorso. Una delle prime in attesa ospita una persona con la sclerosi multipla. I figli fissano l’ambulanza, in silenzio e in preghiera. Fanno un cenno discreto per dire che preferiscono non parlare.
L’impatto visivo è forte. L’atmosfera è pesante. Si legge negli occhi dei parenti, spalancati per la paura, o in quelli chiusi dei sanitari assopiti dentro le ambulanze. Una tregua dopo turni estenuanti di lavoro.
A portare conforto ai palermitani sono le parole di Tiziana Maniscalchi, primario del pronto soccorso: “La situazione è ovviamente critica, ma gestibile. Finora la sanità siciliana ha dato una risposta immediata con la riconversione dei reparti”.
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“Speriamo che i numeri dei contagi possano ridursi nel giro di qualche giorno, ma finora la situazione è risultata gestibile”, aggiunge il primario dall’avamposto della lotta al Covid.
Parole incoraggianti dopo le sconfortanti immagini di mercoledì sera con le ambulanze in fila con i pazienti in attesa da ore. Ad un certo punto le sirene sono state accese in contemporanea, dando un’immagine tutt’altro che rassicurante. Era una protesta, sembrava l’immagine di una sanità in ginocchio.
Il caos è rientrato dopo un’ora, quando all’ingresso del pronto soccorso è stata allestita una tensostruttura. Altro non è che un ospedale da campo che accoglie i pazienti all’arrivo ed evita che i reparti vadano in tilt.
Ci sono voci critiche sulla macchina organizzativa. Ad esempio i sindacalisti della Fials puntano il dito contro la mancanza di personale e contestano il ritardo con cui sono state allestire le postazioni esterne.
Ci si poteva e doveva pensare in tempo, due anni di pandemia nulla hanno insegnato. Ritardi smentiti dall’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza, secondo il quale la celerità con cui la tensostruttura è stata montata sarebbe la conferma di una risposta efficace.
Una risposta che passa in queste ore dalla riconversione Covid di interi reparti. Per ultimi al Cervello quelli di Medicina e Ginecologia. Servono posti letto che si riempiranno presto, nella stragrande maggioranza dei casi, di persone non vaccinate. “Ci sono anche i vaccinati – spiega Maniscalchi – ma dopo un passaggio veloce in ospedale vengono mandati a domicilio”. Gli altri, i non vaccinati, pagano un prezzo gravissimo per la loro scelta.
Appena sotto la rampa di scale c’è una donna. Il suo cellulare non smette di squillare. Dall’altra parte della cornetta vogliono informazioni.
“Scusi, ha un parente in ambulanza; “Sì”; “È vaccinato?”; “Si doveva vaccinare fra poco”. Troppo tardi, ora è in fila in attesa di un posto letto.